Agricoltura: dal governo solo slogan

L’agricoltura è la prima attività produttiva del Paese, il cui valore, come ha ricordato il presidente Mattarella, è centrale nella nostra Carta fondamentale e pilastro dell’Unione Europea. Siamo leader mondiali, con una produzione pari a 75 miliardi e 62 miliardi di export, ma il governo sembra dimenticarlo. Nella Legge di bilancio di questa maggioranza per l’agricoltura non c’è nulla. È stata addirittura eliminata la proroga della detassazione Irpef concessa agli agricoltori, sempre confermata da quando fu introdotta dal governo Renzi. Nella distribuzione delle risorse europee della Pac, poi, il governo ha deciso di tagliare i fondi per le assicurazioni su eventi calamitosi, riducendoli dall’80% al 30% con un danno profondo per le piccole aziende che non riusciranno ad adeguarsi e far fronte ai cambiamenti climatici. Una fotografia drammatica di una maggioranza che vive di slogan e passerelle, ma alla prova dei fatti è incapace di risolvere i problemi del settore.

Sulla manovra il governo è in confusione

Sulla manovra il governo è in confusione. Dopo due mesi dall’approvazione da parte del consiglio dei ministri ancora non ci sono certezze su quello che è il principale provvedimento economico del Paese. Il Parlamento è stato imbavagliato, non si discutono gli emendamenti, non ci sono certezze neppure per il fondo parlamentare, ridotto a una mancetta. Il governo invece di confrontarsi in Commissione e in Aula,
come richiesto più volte, comunica attraverso le note stampa, evidentemente non riesce a tenere insieme neppure la propria maggioranza.

Italia divisa in due e Governo inerme

I dati sulla qualità della vita e sul benessere hanno fatto emergere un Paese diviso in due. Se il rischio di esclusione sociale colpisce in media il 28,8% dei minori residenti è grave che l’incidenza al sud sia tre volte rispetto a quella per i bambini che vivono al nord, ma è ancor più grave che il governo sia inerme quando non dannoso. Il sud continua ad offrire patrimonio culturale e paesaggistico, ma nel contempo resta indietro sul fronte dei servizi. Criteri di vivibilità, traffico, servizi, sono tutti indicatori che danno plasticamente conto del divario ancora esistente. Basta pensare agli asili nido che forniscono il segno della capacità delle donne di restare nel mondo del lavoro. E il governo che fa? Con la revisione del Pnrr taglia oltre migliaia di posti per gli asili nido e rinuncia a quei progetti che avrebbero potuto essere una chiave di volta per accorciare quell’odioso divario.

Dl Campi Flegrei: non convince, serve cabina di regia

Questo decreto non ci convince, ci saremmo aspettati un provvedimento strutturale, ma il Gruppo Italia Viva-Il Centro-Renew Europe si asterrà perché quando si tratta di salute e sicurezza dei cittadini non possiamo votare contro. Manca una cabina di regia nazionale, simile a Italia sicura, in cui c’è lo stato che centralizza le competenze dei ministeri nella presidenza e dà risposte rapide agli enti locali, che non possono fare piani di evacuazione. Avremmo voluto in questo provvedimento il completamento delle infrastrutture necessarie, come il tunnel che dovrebbe garantire l’uscita dei cittadini da Pozzuoli, ma che deve ancora essere autorizzato. Inoltre, la zona rossa è troppo piccola, sono stati esclusi luoghi in cui si verificano terremoti. Ci sono comunità locali che dicono di non sentirsi sicure, chiedono di entrare in zona rossa e hanno bisogno di avere rassicurazioni che questo decreto non dà. Servirebbero l’autorevolezza e la collaborazione dello Stato, un imprimatur che si fatica a vedere.

Sull’ecologia serve pragmatismo

Sull’ecologia serve pragmatismo, ma il governo Meloni è distratto.
L’Italia può emergere come leader, ma nulla è stato fatto sul fronte dell’energia nucleare o sull’implementazione delle fonti rinnovabili.
Noi di Italia Viva portiamo avanti un ecologismo pragmatico, che abbandona le dicotomie e riconosce che le soluzioni non sono monolitiche, ma richiedono una sinergia e una combinazione intelligente di energie rinnovabili e nucleare di ultima generazione.
Clicca qui per leggere il mio intervento su Il Riformista

EUROPEE: DOPO GOVERNO DEGLI ANNUNCI NECESSARIO PRAGMATISMO IV

È il governo degli annunci, ma dei fatti neppure l’ombra. Niente su ambiente, agricoltura, nulla neppure sulla cultura. Davanti alle vuote parole della aggiornata in Europa servirà il pragmatismo di Italia Viva. In campagna elettorale la maggioranza aveva promesso che avrebbe fatto dell’autofficienza energetica una priorità. Eppure, finora su fonti rinnovabili e nucleare non è stato fatto nulla. E una parte importante delle risorse del Pnrr a cui dobbiamo rinunciare sono proprio quelle riguardanti l’ambiente. Altrettanto si può dire dell’agricoltura. Ci si è limitati agli spot o le battaglie ideologiche, come quello sulla carne sintetica. Ma se parliamo di fatti concreti quando si è trattato di votare la legge di Bilancio il governo non ha permesso alle aziende agricole di beneficiare delle detrazioni Irpef. Oppure, nel contesto della Pac, di consentire la flessibilità per gli eventi calamitosi. Di fronte all’oltranzismo ecologista che blocca il paese e al negazionismo dei cambiamenti climatici che tanti danni sta facendo, servirà sempre più il pragmatismo di Italia Viva.

Cultura: estendere Art Bonus alle Fondazioni riconosciute

Abbiamo un vasto patrimonio culturale che è oggetto di interesse in tutto il mondo, e troppo spesso anche di interessi illegali che portano a trafugare le nostre opere all’estero. Un fenomeno contrastato dalle forze dell’ordine, che svolgono un lavoro meritorio, ma non basta. Bisogna cambiare registro e far sì che le opere siano tutelate e controllate. Occorre mettere in sicurezza il nostro patrimonio artistico, anche con l’aiuto dei privati. In quest’ottica si inserisce la mia proposta di legge per il rafforzamento e l’estensione dell’Art Bonus, introdotto nel 2015 dal governo Renzi, che consente un credito di imposta, pari al 65% dell’importo donato a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale. È giunta l’ora di renderlo accessibile anche per la creazione dell’arte, rinnovando quella tradizione di mecenatismo che ha reso grande il nostro Paese, e di estenderlo alle fondazioni riconosciute che detengono opere straordinarie sinora non fruibili dal pubblico. Un modo per ampliare finalmente l’offerta artistica nazionale anche ai beni culturali di proprietà privata e all’arte contemporanea.

Energia: la maggioranza tradisce gli elettori

Ancora una volta la maggioranza di governo dimentica quello che sbandierava quando era all’opposizione. Nel decreto energia nulla di quanto promesso è stato confermato, è l’ennesimo tradimento degli elettori. Le promesse di Meloni sono state disattese. Niente per riparare ai danni delle norme in manovra sul biometano. Nulla sull’annunciata proroga delle liberalizzazioni nulla in merito ai bandi di gara sull’idroelettrico e conseguentemente nessuna risposta alle regioni del nord e alle aziende che avevano ben lavorato. Facile parlare quando si è all’opposizione e non si hanno responsabilità verso i cittadini e le imprese. Purtroppo alla prova dei fatti questo governo si dimostra incapace.

Violenza donne: servono risorse per formazione. Necessario dare un aiuto economico diretto e immediato alle vittime

Le pene ci sono e sono severe, ora serve una vera rivoluzione culturale che si fondi sulla prevenzione e sull’educazione, iniziando dalle scuole, dai più piccoli. La legge c’è ed è quella della Buona Scuola in cui sono previste le linee guida sulla parità di genere, basta applicarla. Un’educazione e una formazione che devono essere estese anche alle forze dell’ordine e ai magistrati affinché supportino le donne in condizione di fragilità, con l’ascolto e l’accompagnamento alla denuncia. Ma soprattutto servono risorse. Quelle da stanziare per il reddito di libertà, introdotto nella scorsa legislatura grazie all’iniziativa di Italia Viva e in particolare di Lucia Annibali. Dare un aiuto economico diretto e immediato alle vittime di violenza domestica prive di risorse permette loro di decidere di allontanarsi dal contesto familiare abusante e intraprendere un percorso di emancipazione e ricostruzione di una vita libera dalla violenza.

Aree idonee, vero tappo è articolo V e leggi concorrenti

Non ci sarà mai norma abbastanza semplice da sbloccare le autorizzazioni. Tutto ciò che viene prima del Pnrr ha la vecchia autorizzazione. Il vulnus originario è l’articolo V della Costituzione e le leggi concorrenti. Finché ci sarà quel tappo non si può ovviare in alcun modo. Sulle aree idonee: le associazioni di categoria, in particolare una, Coldiretti non bastano per avere un controllo. Abbiamo tante aree dismesse, perché non incominciare da lì riqualificando interi patrimoni urbani