Con che faccia Calenda parla di etica e conflitto di interessi?

Con che faccia Calenda parla di etica e conflitto di interessi? E a chi si riferisce, di preciso? Forse ai clienti dell’avvocato romano che si vanta di decidere le candidature di Azione? O forse alla famiglia che possiede una banca all’estero? O forse al tesoriere che si è dimesso dopo mesi di incompatibilità? Noi vorremmo discutere di politica, non di aggressioni personali. Ma non accettiamo lezioni di etica da chi rompe gli accordi con tutti. Come Calenda ha fatto con Più Europa, con il Pd, con il terzo polo. Calenda rompe ogni cosa che tocca.

MANOVRA: PROMESSE ELETTORALI TRADITEGOVERNO CANCELLA LA CULTURA

Ancora una manovra radicalmente diversa rispetto alle promesse elettorali. I sovranisti promettono e poi, una volta al governo, fanno l’opposto. Niente sulle pensioni, niente sul lavoro, sanità e pensioni, niente per ridurre le bollette, niente per il costo del carrello della spesa. Non solo non si mettono soldi nelle tasche degli italiani, ma si aumentano le tasse che sono aumentate addirittura sulla casa, dall’Imu agli affitti brevi. È stata addirittura eliminata la proroga della detassazione Irpef concessa agli agricoltori, sempre confermata da quando fu introdotta dal governo Renzi. Per l’agricoltura solo tanti tagli di nastri e poche risorse. Infine viene cancellata la voce cultura: si cancella la 18 app, ma la Carta dei Giovani, che doveva sostituirla, dopo un anno non è pervenuta e non si danno risposte alle imprese culturali che vogliono investire in cultura. Noi continuiamo a pensare che un euro in sicurezza va controbilanciato con un euro sulla cultura. Non funziona più lo storytelling della destra che fa promesse e scarica la colpa di tutto sugli altri, dovrebbe invece chiedere scusa a chi ha cercato di affrontare la pandemia, il caos energetico, le conseguenze della guerra, mettendo soldi nelle tasche degli italiani.

MIGRANTI: QUANTE PARTI IN COMMEDIA DALLA MAGGIORANZA?

Il fenomeno migratorio deve essere affrontato come una sfida di tutta l’Europa e gestito con un sistema globale. Finalmente l’accordo del Parlamento europeo e del Consiglio sul patto su migrazione e asilo va nella giusta direzione. Esulta anche la maggioranza di governo dimenticando che ad opporsi è l’amico sovranista Orban. In Europa quante parti in commedia giocherà questa maggioranza?

Made in Italy: sulla cultura nessuna riforma organica

La maggioranza parla di Made in Italy, dice di voler puntare sulle imprese culturali, ma alla prova dei fatti boccia una misura che recupera risorse e funziona come l’Art Bonus. La norma introdotta dal governo Renzi nel 2015 consente un credito di imposta, pari al 65% dell’importo donato a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale. Una misura che ha permesso alle imprese di finanziare la cultura in modo certo e rapido e che è stata estesa anche ai beni culturali privati, purché aperti alla pubblica fruizione, nella mia proposta di legge. La maggioranza evidentemente non è in grado di fare riforme organiche, e oggi abbiamo la prova che neppure sulla cultura, tratto identitario del Paese, riesce a puntare su provvedimenti di ampio respiro e sulla programmazione. Perché sostenere seriamente il Made in Italy vuol dire difendere la nostra cultura, con i fatti.

Superbonus: governo prende in giro italiani

Con la Legge di bilancio scopriamo le abilità funamboliche del governo: camminano su un filo, ma nel burrone rischiano di finirci gli italiani. Una manovra approvata dal Consiglio dei ministri due mesi fa che non solo ancora non vede la luce nelle aule parlamentari, ma si è trasformata in un campo di battaglia interno alla maggioranza. Oggi il terreno di scontro è il Superbonus, con Forza Italia che ne chiede la proroga e il ministro dell’Economia che smentisce e la presidente del Consiglio secondo cui pesa come un macigno. È tutto un “si apprende”, “si riferisce”, un gioco dei ruoli che prende in giro il Parlamento e lascia nell’indeterminatezza cittadini e imprese.

Agricoltura: dal governo solo slogan

L’agricoltura è la prima attività produttiva del Paese, il cui valore, come ha ricordato il presidente Mattarella, è centrale nella nostra Carta fondamentale e pilastro dell’Unione Europea. Siamo leader mondiali, con una produzione pari a 75 miliardi e 62 miliardi di export, ma il governo sembra dimenticarlo. Nella Legge di bilancio di questa maggioranza per l’agricoltura non c’è nulla. È stata addirittura eliminata la proroga della detassazione Irpef concessa agli agricoltori, sempre confermata da quando fu introdotta dal governo Renzi. Nella distribuzione delle risorse europee della Pac, poi, il governo ha deciso di tagliare i fondi per le assicurazioni su eventi calamitosi, riducendoli dall’80% al 30% con un danno profondo per le piccole aziende che non riusciranno ad adeguarsi e far fronte ai cambiamenti climatici. Una fotografia drammatica di una maggioranza che vive di slogan e passerelle, ma alla prova dei fatti è incapace di risolvere i problemi del settore.

Sulla manovra il governo è in confusione

Sulla manovra il governo è in confusione. Dopo due mesi dall’approvazione da parte del consiglio dei ministri ancora non ci sono certezze su quello che è il principale provvedimento economico del Paese. Il Parlamento è stato imbavagliato, non si discutono gli emendamenti, non ci sono certezze neppure per il fondo parlamentare, ridotto a una mancetta. Il governo invece di confrontarsi in Commissione e in Aula,
come richiesto più volte, comunica attraverso le note stampa, evidentemente non riesce a tenere insieme neppure la propria maggioranza.

Italia divisa in due e Governo inerme

I dati sulla qualità della vita e sul benessere hanno fatto emergere un Paese diviso in due. Se il rischio di esclusione sociale colpisce in media il 28,8% dei minori residenti è grave che l’incidenza al sud sia tre volte rispetto a quella per i bambini che vivono al nord, ma è ancor più grave che il governo sia inerme quando non dannoso. Il sud continua ad offrire patrimonio culturale e paesaggistico, ma nel contempo resta indietro sul fronte dei servizi. Criteri di vivibilità, traffico, servizi, sono tutti indicatori che danno plasticamente conto del divario ancora esistente. Basta pensare agli asili nido che forniscono il segno della capacità delle donne di restare nel mondo del lavoro. E il governo che fa? Con la revisione del Pnrr taglia oltre migliaia di posti per gli asili nido e rinuncia a quei progetti che avrebbero potuto essere una chiave di volta per accorciare quell’odioso divario.

Dl Campi Flegrei: non convince, serve cabina di regia

Questo decreto non ci convince, ci saremmo aspettati un provvedimento strutturale, ma il Gruppo Italia Viva-Il Centro-Renew Europe si asterrà perché quando si tratta di salute e sicurezza dei cittadini non possiamo votare contro. Manca una cabina di regia nazionale, simile a Italia sicura, in cui c’è lo stato che centralizza le competenze dei ministeri nella presidenza e dà risposte rapide agli enti locali, che non possono fare piani di evacuazione. Avremmo voluto in questo provvedimento il completamento delle infrastrutture necessarie, come il tunnel che dovrebbe garantire l’uscita dei cittadini da Pozzuoli, ma che deve ancora essere autorizzato. Inoltre, la zona rossa è troppo piccola, sono stati esclusi luoghi in cui si verificano terremoti. Ci sono comunità locali che dicono di non sentirsi sicure, chiedono di entrare in zona rossa e hanno bisogno di avere rassicurazioni che questo decreto non dà. Servirebbero l’autorevolezza e la collaborazione dello Stato, un imprimatur che si fatica a vedere.

Sull’ecologia serve pragmatismo

Sull’ecologia serve pragmatismo, ma il governo Meloni è distratto.
L’Italia può emergere come leader, ma nulla è stato fatto sul fronte dell’energia nucleare o sull’implementazione delle fonti rinnovabili.
Noi di Italia Viva portiamo avanti un ecologismo pragmatico, che abbandona le dicotomie e riconosce che le soluzioni non sono monolitiche, ma richiedono una sinergia e una combinazione intelligente di energie rinnovabili e nucleare di ultima generazione.
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