No alla festa di Lonely Planet la città perde ennesimo grande evento

La festa di ‘Lonely Planet’, il prestigioso marchio internazionale delle guide turistiche, si terrà a Bergamo: dopo Il Salone del Libro, la Mostra di Manet e Cioccolatò, Torino perde l’ennesimo grande evento. Questa perdita è ancora più grave se si considera che la festa verrà organizzata dalla casa editrice piemontese Edt. Se il sindaco Appendino avesse avuto per Lonely Planet un decimo della disponibilità e dell’attenzione mostrata verso i No-Tav, la nostra città avrebbe potuto sicuramente ospitare un evento irrinunciabile per elevare l’attrattiva turistica ed il prestigio internazionale dei nostri territori. La Giunta a 5 Stelle, non rispondendo alle richieste di incontro di Edt, ha manifestato, oltre ad incompetenza ed incapacità, una palese scorrettezza. Ci scusiamo anche a nome dei cittadini di Torino per questa mancanza di educazione.

Bene l’impegno del governo, ma gli aumenti degli abbonamenti Trenitalia sono ingiustificati

La risposta in Aula a Montecitorio del Ministro Delrio, al question time sui rincari degli abbonamenti per i pendolari dell’alta velocità, testimonia la volontà del governo di affrontare il problema. L’impegno di intervenire strutturalmente sul tema è un passo in avanti incoraggiante ma riteniamo che gli aumenti vadano cancellati e non dimezzati.
Anche se siamo di fronte ad un mercato liberalizzato, dove Autorità di Regolamentazione dei Trasporti non può imporre prezzi fissi ma solo delineare misure minime di garanzia, non possiamo dimenticare che è lo Stato che detiene direttamente il 100 per cento del Gruppo Ferrovie e quindi di Trenitalia.
Non va poi dimenticato che in alcune tratte come la Milano – Torino utilizzate dai numerosi pendolari per motivi di lavoro, in un anno e mezzo gli abbonamenti sono rincarati di oltre il 40 per cento. Sono aumenti ingiustificati che incidono pesantemente sui redditi e sul potere d’acquisto delle famiglie.

Campi rom Torino: emergenza ambientale e sanitaria, intervenga il governo

I campi rom di via Germagnano rappresentano una emergenza di carattere ambientale, sanitario e sociale oltre a mettere a rischio la sicurezza pubblica. Questa amministrazione comunale non è in grado di risolvere la situazione in tempi brevi e certi: per questo motivo ho chiesto in una interrogazione parlamentare l’intervento del governo.
L’Arpa ha già certificato l’inquinamento dell’area, alcuni vigili urbani del nucleo nomadi hanno già avuto malori ed i roghi provenienti ogni giorno dalle baraccopoli sono altamente nocivi soprattutto per gli stessi rom. E’ impensabile, come ha annunciato l’assessore all’Ambiente del comune, che i campi saranno smantellati soltanto entro il 2021. Soprattutto se ricordiamo come lo sgombero di alcune baraccopoli non autorizzate, partendo prima dai rifiuti per poi passare gradualmente alle abitazioni, era già stata portata a termine in pochi mesi dalla precedente giunta Fassino”.
Non va poi dimenticato che gli abitanti delle zone limitrofe lamentano da tempo come la crescita incontrollata di questi insediamenti abbia causato un aumento di rapine e furti nelle abitazioni e abbia deprezzato sensibilmente in pochi anni il valore degli immobili. Le attività produttive e le realtà associative della zona denunciano inoltre da anni gravi episodi di vandalismo e di violenza. Anche per questo ho chiesto al governo che vengano ripristinati i presidi delle forze dell’ordine che sono stati recentemente destinati proprio da via Germagnano ad altra destinazione.

Il semestre nero della Giunta Appendino

A Torino manca un governo capace di promuovere crescita sociale, sviluppo economico e qualità della vita. La Giunta Appendino ha vissuto fino ad oggi di rendita grazie alla programmazione ed alle scelte lungimiranti delle amministrazioni precedenti ed alla professionalità di una ‘macchina’ comunale impeccabile ed efficiente.

Non a caso la stampa nazionale, che all’inizio aveva indicato Chiara Appendino come il sindaco più amato del paese, ha parlato apertamente di ‘semestre nero’ della Giunta a 5 Stelle. Abbiamo realizzato un dossier con tutti i passi falsi commessi dalla sindaca, per focalizzare l’attenzione su una serie di scelte inopportune, sbagliate e penalizzanti per i cittadini di Torino.

La Giunta Appendino sta svendendo il patrimonio pubblico: acqua, immobili di pregio e concessioni edilizie per nuovi supermercati sono stati utilizzati come bancomat per fare cassa. Inoltre: tagliati i finanziamenti, licenziati i dipendenti e ridotti i servizi ai cittadini. Solo per citare alcuni casi, c’è il mancato finanziamento di 5,4 milioni di euro al Consorzio per il Sistema informativo del Piemonte (Csi), la mancata assunzione di personale al Gruppo torinese trasporti (Gtt), il caos del ‘panino libero’ che ha portato una riduzione di introiti di 3 milioni di euro ed il rischio di esuberi per le società appaltatrici del servizio mensa, la decisione di pagare con i voucher i giovani collaboratori di alcuni uffici comunali.

La nuova amministrazione si è poi contraddistinta per un ‘governo del no’: no ideologico alla Tav, no alla Metro 2, no al sottopasso di Corso Grosseto e stop al Polo tecnologico e scientifico. Tutte opere che rischiano di far perdere milioni di euro alla comunità e che sono indispensabili per riqualificale la città e promuovere una mobilità alternativa efficiente.

Torino in questi mesi ha dovuto rinunciare a molti grandi eventi che avevano garantito prestigio internazionale, migliaia di presenze e milioni di euro di introiti: dal Salone del Libro, alla mostra di Manet; da Cioccolatò al flop totale di Natale coi Fiocchi.

Purtroppo l’elenco non finisce qui  le periferie sono state completamente abbandonate a se stesse: la giunta ha tagliato del 25 per cento le risorse a disposizione delle circoscrizioni; cresce il degrado sociale: dalle Palazzine Ex Moi ancora in attesa del censimento ai campi rom illegali. Del resto le uniche risorse per la riqualificazione delle periferie, pari a 18 milioni, sono state stanziate dal governo nazionale.

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Istat conferma salute industria

I dati Istat confermano che l’industria italiana e’ tornata a godere di buona salute. Il significativo aumento del fatturato e degli ordinativi non riguarda solo il mese di novembre, ma risulta un dato tendenziale di tutto lo scorso anno. Questi dati positivi sono il risultato di una politica del governo che ha posto grande attenzione al settore industriale. Il piano industria 4.0, con gli investimenti e le risorse per l’innovazione, e l’ultima legge di Bilancio hanno proseguito il processo riformatore per portare l’industria fuori dalla crisi. Ora e’ necessario continuare su questa strada per consolidare la ripresa e dare certezza al futuro dell’industria italiana.

I pendolari non sono un bancomat

I pendolari non sono un bancomat da spremere ma un’utenza fidelizzata che deve essere tutelata. Sui rincari decisi da Trenitalia per gli abbonamenti della tratta ad alta velocità Torino – Milano ho presentato oggi una interrogazione ai Ministri Delrio e Padoan. E’ inammissibile che in poco più di un anno e mezzo, dal giugno 2015 ad oggi, gli abbonamenti siano passati da 295 a 459 euro. L’aumento incontrollato dei prezzi non sono è stato però seguito da una maggiore attenzione nei confronto dei diritti dei passeggeri dal momento che la stessa Autorità di Regolamentazione dei Trasporti ha dovuto approvare un documento con misure minime di garanzia verso i pendolari sottoposti al ‘libero mercato’. Sicuramente l’Autorità non può imporre lo stop agli aumenti ma lo Stato, che detiene il 100 per cento del Gruppo Ferrovie e quindi di Trenitalia, deve intervenire per risolvere la situazione

Istat conferma Italia in crescita

Registriamo con soddisfazione che i dati Istat di oggi sulla produzione industriale (a novembre 2016 +3,2% rispetto all’anno precedente, meglio di Germania e Francia) descrivono un Paese in cammino e in salute, nonostante le tante difficoltà, e ben attrezzato a dare corpo ad una congiuntura positiva. Governo e Pd hanno preso in carico un’Italia con tutti i parametri economici negativi e con ostinazione, decisione e riforme serie, lo stanno portando fuori dalla crisi. Con una importante attenzione data proprio al settore industriale, come testimoniano gli sforzi contenuti nel Piano Industria 4.0 in termini di risorse ed investimenti. Da questo punto di vista, è anche interessante segnalare che a guidare la crescita sia il comparto dell’energia (+10,6%) e vanno bene anche quelli dei beni strumentali (+3,9%) e intermedi (+2,4%).

TAV: la ratifica del trattato vale il 2% del Pil del Piemonte

Con l’approvazione dell’accordo italo-francese potranno finalmente iniziare i lavori del nuovo tunnel ferroviario. Si tratta di un’opera strategica fondamentale per tutto il nostro paese, il cui tracciato è stato concertato con le comunità territoriali e che porterà enormi benefici in termini economici, occupazionali ed ambientali. Nel 2017 si apriranno i nuovi cantieri che vedranno occupati oltre 4000 lavoratori solo nel territorio italiano e senza considerare l’indotto. L’impatto sulla qualità dell’aria e dell’ambiente è poi impressionante dal momento che la nuova opera eliminerà dalle strade circa 1,3 milioni di Tir l’anno. Non voglio nemmeno soffermarmi troppo sulla patetica lettera con cui il sindaco di Torino, in compagnia del suo folkloristico collega di Napoli, ha chiesto ai deputati di bloccare la ratifica dell’accordo. I cittadini ormai stanno iniziando a capire che i M5S, continuando a proporre una palese ignoranza istituzionale fatta di proposte assurde e populiste, sono di fatto incompatibili con una cultura di governo seria e responsabile. Soprattutto quando sono in gioco per Torino ed il Piemonte, milioni di euro per le opere di compensazione ed il 2 per cento del Pil regionale.

IBM: l’azienda chiarisca se vuole davvero investire in Italia

Oggi ho presentato un’interrogazione che chiede a Ibm di chiarire se vuole davvero investire in Italia come aveva annunciato nei mesi scorsi e chiede al governo di essere maggiormente attivo nel tavolo di confronto fra azienda e sindacati. Ibm Italia sta perseguendo, da anni, politiche di riduzione del personale che hanno portato la forza lavoro impiegata a ridursi di oltre un quarto nell’ultimo biennio mentre l’ultima procedura di licenziamento aperta riguarda 244 lavoratori e 60 dirigenti su tutto il territorio nazionale. Una delle sedi Ibm maggiormente interessata, in questi anni, dai tagli è quella di Torino che conta oggi 411 addetti e che è stata recentemente ridimensionata con il passaggio di 90 lavoratori ad un’altra società e rischia ora altri 19 licenziamenti. I dati economici ci dicono, al contrario, che Ibm è un azienda solida, con un fatturato annuo di quasi 93 miliardi di dollari che continua ad investire anche in molti paesi risorse per sviluppare nuovi prodotti: è di ottobre 2016 infatti la notizia di uno stanziamento di 300 milioni di euro per la sede di Monaco in Germania. In questo quadro è palese che l’Italia sembra venga trascurata rispetto agli investimenti effettuati anche nelle altre nazioni dell’Unione Europea. Ed è altrettanto necessario, soprattutto in un settore strategico come quello dell’Information Technology, salvaguardare gli insediamenti produttivi e le competenze presenti su tutto il territorio nazionale.

Carlotta Tevere si dimetta dal Consiglio comunale

Invece di prendere le distanze dalle frasi irresponsabili di Carlotta Tevere, i consiglieri del M5S del Comune di Torino danno piena e totale copertura politica ai delinquenti No Tav già condannati. Dare, come istituzioni, la propria solidarietà ai teppisti è un atto gravissimo che mette a rischio la stessa incolumità degli operai dei cantieri e delle forze dell’ordine chiamate ad assicurare la sicurezza del territorio. Chiediamo pubblicamente le dimissioni di Carlotta Tevere da Presidente della Commissione Legalità e dal Consiglio comunale. Non possiamo dimenticare però che anche Chiara Appendino, prima di prendere posizione a sostegno delle Forze dell’ordine dopo l’ennesimo assalto dei No Tav, aveva solidarizzato con i teppisti. Il comportamento del sindaco è quindi sempre macchiato, come abbiamo sottolineato spesso, da una grave ambiguità di fondo. Qualora Carlotta Tevere non si dimettesse spontaneamente, sarà compito del primo cittadino convincere la propria maggioranza a sfiduciarla. E’ inammissibile che il Comune di Torino possa essere considerato corresponsabile di ulteriori atti di violenza contro i beni pubblici o cittadini nello svolgimento del loro dovere.