Il mio intervento per il Commissario UE Katainen
Ringrazio a nome del gruppo PD della Camera il Vicepresidente KATAINEN per l’audizione odierna che costituisce l’occasione per un primo confronto su questioni cruciali per il futuro stesso del processo di integrazione europea.
L’Italia, nel semestre appena concluso, ha cercato di perseguire la richiesta che proviene da parte dei nostri cittadini di profondo rinnovamento della politica europea: non a caso il programma della nostra Presidenza è stato intitolato “Europa: un nuovo inizio” e si è incentrato sull’adozione di misure concrete per il rilancio della crescita e dell’occupazione e per alleviare l’impatto sociale della crisi e dell’austerità.
Va dato atto al nostro Governo di aver perseguito questi obiettivi in modo coraggioso, scontrandosi spesso con la resistenza di alcuni Paesi legati all’approccio rigorista, dimostratosi sinora fallimentare.
E diamo anche atto alla Commissione europea di aver offerto un contributo attivo all’attuazione dei nostri obiettivi con l’adozione del Piano per gli investimenti europei lo scorso martedì, di una comunicazione che sembra ampliare i margini di flessibilità del Patto di stabilità.
Questi interventi sono un importantissimo elemento di novità in quanto per la prima volta l’Unione definisce un equilibrio più avanzato tra rigore e rilancio della crescita. Al tempo stesso, occorre riconoscere che essi presentano non pochi elementi di incertezza e lacune e appaiono insufficienti a rilanciare la nostra economia se non accompagnati da misure ulteriori.
Il primo consiste nella esiguità delle risorse di cui il nuovo fondo per gli investimenti disporrà in partenza: i 21 miliardi stanziati dal bilancio europeo e dalla BEI fungeranno solo da garanzia. Il capitale del fondo dovrà quindi essere costituito da apporti volontari di Stati membri o privati, che non appaiono tuttavia scontati. E’ vero che tali apporti non saranno computati nel calcolo delle soglie del Patto di stabilità; ma temo che molti Stati avranno difficoltà nel reperire le risorse da destinare al fondo e dovranno sottrarle ad altri interventi a sostegno della crescita.
Sarebbe dunque stato preferibile che il bilancio europeo intervenisse in misura significativa nel capitale del fondo.
Risulta, in secondo luogo, poco chiaro su quali stime si fondi l’effetto leva di 1 a 15 che secondo la Commissione europea sarebbe prodotto dalla garanzia stanziata dall’Unione. Le saremmo grati se potesse fornirci chiarimenti a questo riguardo.
In terzo luogo, apprezziamo l’estensione dell’applicazione della “clausola per gli investimenti” ma ci sembra di comprendere che le quote di cofinanziamento nazionali dei programmi finanziati dai fondi strutturali continueranno ad essere computate ai fini del calcolo della soglia di deficit del 3%.
Restiamo infine convinti che l’Unione può rilanciare stabilmente la sua economia a livello globale solo se a medio termine avanzerà verso la creazione di un governo comune dell’economia, dotando l’Eurozona di una regia unica fiscale e di forme di mutualizzazione dei debiti sovrani, presupposto per sottrarre definitivamente alla pressioni speculative i Paesi con un forte stock di debito come il nostro. Ovviamente siamo felici per il progetto del mercato unico sull’energia e sul digitale.
Ed è altresì necessario un maggiore coordinamento dei sistemi fiscali nazionali, anche per quanto concerne l’imposizione diretta: l’attuale competizione fiscale sleale tra gli Stati membri è incompatibile con il funzionamento del mercato unico e con i principi fondamentali dei Trattati, producendo la concentrazione del carico fiscale sui fattori meno mobili della produzione, quali i redditi da lavoro.
Riteniamo anche che occorra accelerare per la concretizzazione della tassa sulle transazioni finanziarie.
Grazie
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!