Matteo Renzi a Torino

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Noi siamo il futuro

Linee politico programmatiche della candidatura di Silvia Fregolent come presidente regionale PIEMONTE del partito

 

PREMESSE

 

Noi di Italia Viva che ci riconosciamo nella guida di Matteo Renzi veniamo accusati spesso di vivere in uno splendido passato. Un passato di cui andiamo orgogliosi, e i cui frutti perdurano nel presente, come nel caso di queste nostre leggi approvate dal Parlamento:

  • Riforma del mercato del lavoro
  • Riforma fiscale (es 730 pre compilato)
  • Riforma della scuola
  • Riforma PA
  • Industria 4.0
  • Legge sulle Unioni Civili
  • Legge sul dopo di noi
  • Legge sul terzo settore
  • Prima legge annuale sulla concorrenza (che appunto avrebbe dovuto essere annuale, ma non era mai stata approvata)
  • Costituzione dell’Unità di missione Italia Sicura per la prevenzione dei disastri provocati dal dissesto Idrogeologico
  • Costituzione di Casa Italia per la ricostruzione post terremoto
  • Finanziamento della conservazione del nostro patrimonio culturale attraverso l’Art Bonus
  • 18 app (un modo per finanziare l’accesso alla cultura dei giovani)

 Anche quando abbiamo fatto parte di altri governi, come nel caso del Governo Conte II e Draghi, abbiamo portato avanti iniziative importanti. Ne cito due su tutte: la legge sul caporalato e la legge sul family act e assegno unico universale.

 C’è chi si definisce riformista: noi siamo riformisti.

Sia chiaro: non sempre è facile esserlo. Un riformista sa che la sua strada è in salita. Come diceva l’economista italiano Federico Caffe’ “Il riformista è ben consapevole di essere costantemente deriso da chi prospetta future palingenesi, soprattutto per il fatto che queste sono vaghe, dai contorni indefiniti e si riassumono, generalmente, in una formula che non si sa bene cosa voglia dire, ma che ha il pregio di un magico effetto di richiamo.”

 L’abbiamo visto in questi anni prima con l’ascesa e la presa al potere del Movimento Cinque Stelle (quelli che dovevano aprire il Parlamento “come una scatola di tonno”- cit. Pres della Camera Roberto Fico) e poi con il governo Meloni, la rappresentazione di cosa vuol dire essere populisti-sovranisti: hai le ricette facili in campagna elettorale, e brancoli nel buio quando governi. Dall’abolizione della povertà per legge al blocco navale per fermare i migranti, questi sono e rimangono le cifre di un fallimento annunciato.

 Qual è allora lo spazio di noi riformisti? E’ lo spazio delle persone, delle strade e delle piazze. Il nostro spazio è dove ci sono i confronti, dove ci sono le idee. Non dove ci sono i sondaggi, ma dove ci sono le proposte.

 Il tempo è galantuomo, c’è lo ricorda spesso Matteo Renzi, e questi anni sono stati emblematici.

 Ci sono volute ad esempio una pandemia e la crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina per sancire il fatto che la nostra idea di modificare e attualizzare l’assetto del Paese con la riforma costituzionale fosse un’esigenza reale.

NOI SIAMO IL PRESENTE

La disinformazione in Italia è imperante: stando agli ultimi dati dei report che le piattaforme social forniscono a intervalli regolari alla Commissione Europea per verificare il rispetto del Codice di condotta sulla disinformazione del 2022, le fake news in Italia sono ormai un problema collettivo e tristemente incontrollabile.

Gli italiani sono esposti a cattiva e falsa informazione a getto continuo, su ogni piattaforma e con qualunque tipo di mezzo: che siano pubblicità targetizzate o semplicemente contenuti condivisi da amici, conoscenti o pagine seguite. Nel suo report consegnato alla Commissione, META ha evidenziato che su 140mila post su Facebook contenenti informazioni false o fuorvianti, ben 45mila provenivano dall’Italia, seguita da Germania (oltre 22mila), Spagna (16mila) e Paesi Bassi (13mila)

Perché abbiamo iniziato il capitolo dell’oggi con la parte sulla fake news (che riguardano anche il passato: quanto ci hanno fatto male le falsità su Renzi e sulla nostra comunità?)? Ve lo spiego subito: chi non ha sentito almeno una volta dire che noi siamo la stampella della maggioranza, pronti ad entrare nel governo Meloni?

BALLE!

Non si può usare un termine più elegante? Certo: bugia, menzogna, fake news appunto. Lo ripetono non solo sui social, ma anche alcuni giornali che devono far avanzare qualche partito amico, salvo poi dimenticarsi di gridare allo scandalo quando gli stessi partiti -che annunciano di scendere in piazza per salvare la democrazia- fanno accordi sotto banco con il governo pericoloso per aggiudicarsi presidenze di commissioni. Lì nulla bisogna dire. Del resto solo qualche giorno fa è arrivata l’ennesima vittoria in tribunale di Matteo Renzi contro Travaglio ed il Fatto Quotidiano.

Dall’inizio abbiamo detto cosa ci divideva profondamente con il Governo Meloni: direi tutto, visto che grazie al coraggio e alla visione politica di Matteo Renzi siamo quelli che hanno voluto Mario Draghi al Governo e che lo avrebbero rivoluto per la sua credibilità e autorevolezza.

Abbiamo detto che non avremmo fatto sconti sui provvedimenti che non ci convincevano (decreto Cutro, uno su tutti), che avremmo cercato di dare un contributo con emendamenti migliorativi ai testi della maggioranza (ci abbiamo provato con i taxi…ci siamo invece riusciti con il ripristino di Italia Sicura, gli impianti di biometano e la semplificazione per le energie rinnovabili) e ancora che avremmo votato le cose invece che venivano fatte nell’interesse del Paese (ad esempio il primo provvedimento sul PNRR che – ricordiamo – era stato portato a casa proprio dal presidente Draghi).

Questo significa essere la gamba di un governo che non ci convince ? No, questa è serietà verso il Paese.

 La politica urlata non ci appartiene: noi siamo quelli dei fatti.

Per questo eravamo convinti che fosse necessario creare un contenitore dove le idee riformiste avessero una casa, per questo ringraziamo Matteo Renzi per aver consentito di fare un passo avanti verso la creazione del Terzo Polo (accettando anche di non guidarlo, lasciando il posto a Carlo Calenda). Per questo non abbiamo condiviso i modi con i quali lo stesso Carlo Calenda ha deciso di non darvi più seguito.

NOI SIAMO IL FUTURO

Da oggi dobbiamo porre le basi per il nostro futuro, senza avere paura, con il coraggio che ci contraddistingue da sempre.

Del resto in un momento di anti politica abbiamo deciso di celebrare il nostro primo congresso. Siamo nati nel 2019: poi c’è stata la pandemia, poi le crisi di governo. Non c’è stato il tempo per annoiarci, ma è pur vero che non abbiamo potuto fare quello che un partito maturo deve fare: un confronto aperto al proprio interno.

Questo è il momento per le sfide, per affermare quello che vogliamo per il futuro dell’Europa, del nostro Paese e della Regione in cui viviamo.

EUROPA VIVA

E’ con grande gioia che affronteremo insieme a Matteo Renzi la sfida per le Europee.

Non sarà facile.

L’Italia risulta tra i paesi più euroscettici d’Europa.

C’è un rischio forte, e non solo nel nostro Paese, che vincano le formazioni politiche contrarie all’Unione Europea.

Del resto anche l’Europa deve cambiare. Continua a non decidere su temi importanti per la tenuta sociale di alcuni Paesi come sull’emigrazione e ha affrontato le tematiche importanti dei cambiamenti climatici talvolta con soluzioni meramente ideologiche che rischiano di mettere in crisi – o comunque compromettere  fortemente – il suo tessuto industriale.

Allora noi siamo per chiedere un profondo mutamento dell’architettura istituzionale dell’Unione Europea, convinti che l’attuale sistema con cui si prendono le decisioni di fatto implichi l’immobilismo in cui si trova.

Ma soprattutto chiediamo una nuova agenda politica che metta al centro gli interessi delle persone, del suo ambiente naturale, le sfide del futuro, che investa sulla modernità . Come dice Matteo Renzi “dall’eredità dei padri fondatori, al lavoro dei figli sognatori”.

Con Renew Europe faremo la differenza in Europa ne siamo convinti per il lavoro fatto in questi anni dai nostri europarlamentari a partire da Nicola Danti e Sandro Gozi.

Saremo alternativi al PD di Elly Schlein, agli euroscettici del Movimento 5stelle e ai sovranisti di destra Meloni e Salvini.

ITALIA VIVA

 Saremo in prima linea sempre per le battaglie di progresso del nostro Paese, le idee non ci mancano e la voglia di fare nemmeno:

– Lavoro giusto e ben retribuito: abbiamo presentato una proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori alla vita di impresa e alla partecipazione agli utili;

– Un ambiente più sicuro: siamo convinti che i cambiamenti climatici renderanno sempre più necessari interventi sulla qualità del nostro ambiente. Noi con Italia Sicura avevamo trovato il modo per spendere le risorse. Smantellato dal Governo Conte per mere questioni di poltrone, non sono mai più stati spesi denari pubblici in prevenzione. Anche questo governo ha restituito i soldi per la prevenzione del dissesto idrogeologico del PNRR all’Europa dicendo che non sarebbe stato in grado di spenderli. Una follia.

Dopodiché – come diceva il ministro Cingolani – la transizione ecologica in tema di energia e di produzione industriale non deve trasformarsi in tragedia sociale. Ben vengano la ricerca e i nuovi lavori  green. Per trasformare quelli più energivori ed inquinanti ci vuole però lungimiranza. E pensare che tutta la mobilità su strada avverrà in futuro solo su vetture elettriche è una follia dannosa: si rischia di distruggere la filiera industriale europea dell’automotive in modo miope. Diverso se si pensa che si può investire su carburanti green.

– Rigenerazione urbana: intervenire celermente con norme serie per riqualificare le nostre città, ampliando gli spazi dedicati alle cittadine e ai cittadini, alle attività produttive, alla cultura ponendo attenzione alla sostenibilità ambientale. Le tante aree industriali dismesse possono essere riconvertite, grazie anche ai fondi del Pnrr, trasformando quello che ora è degrado nell’occasione offrire nuovi servizi senza  consumo di suolo

– Ripartire da una programmazione legata a politiche industriali ed energetiche per combattere le sfide che il futuro ci presenta: non solo come inevitabili, ma come come entusiasmanti;

– Una sanità giusta. Il Covid ha insegnato come i tagli alla sanità abbiano fatto male al nostro sistema Paese. Ancora oggi le liste d’attesa per visite ordinarie sono tali da mettere a repentaglio la vita stessa dei pazienti. Investire tutte le risorse che l’Europa ci dà su questo tema sembra cosa buona e giusta: invece sul  Mes sanitario i sovranisti e i populisti del nostro Paese si alleano più per mantenere un punto ideologico, che per risolvere un problema.

– Investire sulla cultura, formazione professionale partendo dalla scuola, dagli ITS che devono ancora decollare e dalle Università. Estendere l’Art bonus non solo per la parte della conservazione ma anche della creazione della bellezza che dona all’Italia la sua unicità.

– Rendere efficiente e semplice il Paese, partendo dalla revisione del titolo V della Costituzione che crea intollerabili doppioni autorizzativi.

– Rendere sicure le nostre città non solo con le forze dell’ordine (ai quali va il nostro ringraziamento per il lavoro che svolgono ogni giorno), ma anche investendo sulla riqualificazione urbana, creando luoghi di aggregazione veri. Noi siamo sempre quelli che chiedono che per ogni euro speso in sicurezza, ce ne sia uno in cultura.

– Una giustizia più semplice e giusta. Oggi i processi durano troppo: spesso solo chi ha risorse economiche importanti può permettersi di arrivare alla fine.

– Investire nella comunicazione di persone e di idee. Le infrastrutture materiali e immateriali si devono parlare: porti, autostrade, strade, ferrovia devono essere parti di un unico progetto per lo spostamento delle persone e delle merci, e non vissuti in alternativa tra loro come ancora molto spesso accade. Il TPL non può essere una chimera, ma un’alternativa vera al trasporto privato. La fibra, inoltre, deve arrivare anche alle aree interne e montane per dare un futuro a quei posti.

– Un’agricoltura che è sempre più il nostro volano economico e di riconoscimento del Made in Italy in tutto il mondo. Un’agricoltura che deve essere sostenuta e tutelata dagli attacchi delle grandi multinazionali  in tutte le sedi, a partire dall’Europa.

– Continuare con le battaglie sui diritti che hanno caratterizzato la stagione del governo Renzi, rilanciando su temi come lo jus culturae e la legge contro l’omofobia.

Molti altri sono gli argomenti da affrontare per una buona politica che dia speranza e che non si fermi agli slogan inneggianti l’odio e la paura.

PIEMONTE VIVO

Nel 2024 si voterà anche per la nostra Regione.

Abbiamo avuto in questi anni una giunta di centro destra guidata dal governatore Cirio.

E’ bastata una mia affermazione nel definire Alberto Cirio un moderato che è partito un film sulle alleanze con lui.

Addirittura un autorevole giornale ha sostenuto che IV sarebbe andata con Cirio e Azione con il PD: infatti è proprio di questi giorni l’annuncio del sostegno a Cirio da parte di Calenda. Ma nemmeno questa smentita basterà a fugare i dubbi!

Se vogliamo partire dai nomi, e non dai contenuti, parliamo di Cirio come Presidente.

PRO: è apprezzato ed è riuscito a dare di sé un’immagine moderata, che fa a pugni con un pezzo della sua maggioranza (in particolar modo FDI).

CONTRO (grandi): Ha avuto una Giunta a dir poco debole (con l’unica eccezione dell’assessore ai trasporti Gabusi) con l’apice dei danni incredibili fatti dall’assessore Icardi durante il periodo del Covid (tanto che ne chiesi le dimissioni).

Nonostante questo Alberto Cirio è riuscito a non rendere evidenti queste carenze. Forse anche per debolezza delle opposizioni, a partire da chi aveva rappresentanti in Consiglio regionale.

Nessuno è invincibile. Se si vuole battere Cirio occorre mettere in piedi una politica per il Piemonte seria, alternativa: a partire dallo sviluppo economico e dalla sanità, facendo un’operazione coraggiosa (come Margherita e DS fecero ai tempi di Marcedes Bresso che vinse contro il presidente uscente Ghigo o come fece il Pd di Renzi con Sergio Chiamparino).

Noi abbiamo accettato l’invito del PD Piemontese ad aprire il confronto. Ancora oggi attendiamo risposte. Nel frattempo ogni giorno riceviamo nomi di autorevoli dirigenti del partito che fanno la gara non per vincere, ma per preparare una dignitosa sconfitta.

Noi pensiamo che si possa lavorare tutti insieme per un’alternativa alla deriva sovranista di uomini politici del territorio come l’assessore Marrone (passato agli onori della cronaca per i provvedimenti contro le donne che decidono di interrompere la gravidanza, fino alla più recente richiesta di dimissioni del direttore del Museo Egizio Greco, su cui ho reso pubbliche dichiarazioni). Ma si può vincere se il centrosinistra non rinnega la sua storia,  rendendo più povero il perimetro culturale e politico di un centro sinistra piemontese da sempre innovatore (come non ricordare alleanza democratica che aiutò ad eleggere il sindaco Castellani e che fu il il germe dell’Ulivo nazionale?). Lo si fa con il metodo Torino che ha portato l’elezione del sindaco Lo Russo al quale noi abbiamo dato il sostegno (anche al costo di perdere una parte importante del nostro partito), ma che ci sembra ormai lontano dal metodo e dalle dichiarazioni PD Schleiniano.

Noi siamo pronti ad aggregare tutte le forze riformiste che non hanno paura di cambiare il Paese: siamo alternativi ai populisti e sovranisti di destra e di sinistra, siamo la casa della buona politica e della forza per realizzarla. Siamo aperti al confronto franco, ma non a rinnegare le nostre idee la nostra storia.

Siamo per la TAV, per il Terzo valico, per lo sviluppo della logistica, abbiamo portato a casa le ZLS (zone logistiche semplificate) per lo sviluppo del basso Piemonte, siamo per investire in ricerca ed innovazione, siamo per attrarre studenti e lavoratori di qualità, siamo per ripensare radicalmente la sanità anche rispetto alle ricette sperimentate durante l’ultimo governo della regione a guida Centrosinistra. Siamo per vedere rinascere questa nostra terra che amiamo e che ha tante realtà.

Non c’è un solo Piemonte: c’è la grande città  -Torino- con la sua provincia e c’è il resto del Piemonte che è fatto di tante opportunità che richiedono soluzioni diverse rispetto al capoluogo.

Siamo pronti a metterci la faccia con le nostre idee e passione. Con chi vorrà starci o anche da soli se il caso. Non abbiamo paura del confronto, mai!

Ovviamente una scelta così delicata sarà presa da tutta la comunità politica di Italia Viva.

PARTITO VIVO

Per fare tutto quello che ci siamo detti in Piemonte, in Italia e in Europa abbiamo bisogno di strutturaci.

A livello nazionale sostengo convintamente le idee e la candidatura di Matteo Renzi a presidente del partito e mi auguro che chi ha una visione diversa del partito e del Paese si candidi apertamente, senza relegare il dibattito a comunicati e post sui social.

I congressi si fanno per questo.

Per quanto riguarda la mia candidatura come presidente del partito regionale, ringrazio i coordinatori cittadini e provinciali che me l’hanno chiesto e anche chi non mi sostiene: la democrazia in un partito serve anche a confrontarsi con i propri limiti e questo non va a intaccare gli anni di battaglia insieme (a Vittorio Barazzotto e Roberto Gentile rivolgo il mio sincero grazie!) e l’obiettivo comune, più grande di noi singole persone.

La struttura alla quale ho pensato è formata da 12 persone 4 di Torino e Provincia, 2 di CN e una delle altre province.

Fin da subito comunico che Giuseppe Genoni ha accettato di stare al mio fianco in questa avventura.

Ringrazio per i contributi di idee, di suggerimenti e di tempo condiviso: Davide Neku, Mariangela Ferrero, Angela Motta, Francesca Tini Brunozzi, Francesco Helmann, Gianluca Bardone, Fausto Ferrara e Stefano Costa per aver deciso di metterci la faccia sostenendo la nostra mozione. Ringrazio chi come il collega ed amico Enrico Borghi appoggia la mia candidatura, chi come Marta Giovannini, Vittoria Nallo, Diego Costanzo, Gigi Galaretto, Luisa Teresa Nava e Roberto Graffieti hanno deciso di non candidarsi in prima persona continuando a dare il proprio contributo alla collettività. Ringrazio Mauro Marino che ha reso i nostri anni di convivenza come co – coordinatori di Italia Viva Piemonte  piacevoli, nonostante le innumerevoli difficoltà (in primo luogo quella legata alla mancanza di risorse economiche per svolgere le iniziative). Ringrazio infine i militanti per i messaggi, per il sostegno, per la passione. Lo stop del Terzo Polo non è un passo indietro, ma solo una rincorsa verso il futuro.

Auguro buon congresso alle persone che si candideranno contro questa mozione, con la speranza che il confronto resti nell’ambito delle idee e non degli attacchi personali.

Come diceva De Gasperi “la politica vuol dire realizzare”.

E allora iniziamo da noi a realizzare i nostri sogni per un futuro migliore.

Buon congresso a tutti!

Silvia Fregolent

 

 

 

Verso ristori specifici per settore sci

Potrebbe diventare realtà l’ipotesi di riuscire a sostenere il settore sciistico con dei ristori specifici. Oggi abbiamo illustrato ad Anef, Federfuni Italia e agli altri operatori sciistici le possibilità di un ristoro specifico per il comprato, motivato da alcune peculiarità rispetto agli altri settori stagionali. Gli impianti sciistici devono, infatti, sostenere costi di vivi anche quando non sono aperti. Parliamo delle spese per la manutenzione e il controllo delle strutture che, per garantire la sicurezza, devono essere effettuati in modo costante anche a impianti fermi. Tanto per fare un esempio, solo per l’area di Bardonecchia sono stati spesi 500mila euro. Soldi che vanno moltiplicati per i 400 impianti presente in Italia. Per risolvere questo problema si sta studiando il modello a cui è ricorsa la Francia, che prevede di ristorare, su un 70% di perdite, almeno un 40% calcolato sulla base dei biglietti venduti e sulla media di fatturato del biennio precedente. Il Mef ha dato la disponibilità a percorrere questa strada. Da parte nostra continueremo a lavorare per offrire l’aiuto di cui il settore ha un disperato bisogno. L’incontro è stato organizzato insieme alla collega Claudia Porchietto.

Riapertura impianti sciistici

400 aziende, 15.000 lavoratori: è necessario fare tutto il possibile perché gli impianti sciistici riaprano.

Italia Viva

ha cercato delle soluzioni perché questo possa avvenire. Nella giornata di ieri è stata approvata una risoluzione che prevede:

– la proroga dei termini per l’esecuzione degli adempimenti per il proseguimento dell’esercizio dell’impianto dopo la scadenza della sua vita tecnica
– la promozione in sede di Conferenza Stato-regioni di un tavolo per monitorare il rispetto delle norme di sicurezza
– il sostegno alla tenuta economica e occupazionale dell’intero settore, nonchè di tutte le imprese e dei lavoratori dell’indotto
– iniziative legislative di semplificazione dei procedimenti per la realizzazione di nuovi impianti funiviari
Insieme ai colleghi

Raffaella Paita

e

Mauro Del Barba

lavoreremo affinché il governo possa dar seguito agli impegni stabiliti dalla risoluzione

La mia replica al Presidente del Consiglio

La lista dei rimpianti di Torino

I disastri di Appendino hanno trovato purtroppo una sponda in alcuni ministri di questo governo. Ed a pagare le conseguenze sono ancora una volta i cittadini che vedono Torino, i suoi storici enti e le istituzioni, perdere prestigio e credibilità e la qualità della vita ridursi notevolmente. Ultimo in ordine di tempo la crisi del Teatro Regio che continua ad essere affidato a persone esterne alla città, prima Graziosi e Schwarz ora al Commissario Purchia, invece di valorizzare le professionalità che già conoscono l’ente. Senza dimenticare il Tribunale Brevetti europeo destinato a Milano e che avrebbe potuto garantire ricadute economiche territoriali per circa 300 milioni di euro all’anno. Tornando indietro di pochi mesi potremmo ricordare le Olimpiadi invernali perse ma la lista dei rimpianti è lunghissima. Il prossimo anno Torino cambierà il sindaco ma i danni della Giunta Appendino e del M5S su ripercuoteranno per decenni sulla città

Sulla Asti-Cuneo

Dal Ministero delle Infrastrutture abbiamo avuto la conferma che l’avvio dei lavori del lotto mancante dell’Asti – Cuneo sarà immediato, assieme alle opere accessorie per garantirne la connessione con la viabilità locale. Quello che però il ministero non ha chiarito fino in fondo è se il modello di ‘finanziamento incrociato’ con la società di concessioni autostradale Satap, che anticiperà i 350 milioni di euro per completare l’opera per poi stornarli dalla concessione della stessa Asti – Cuneo e dall’eventuale rinnovo dalla gestione congiunta del tratto autostradale Torino – MIlano, potrebbe essere considerato dall’Unione Europea come aiuto di stato. Chi volesse subentrare per la concessione delle due autostrade dovrebbe infatti partire da una base d’asta ad oggi stimabile in oltre 1miliardo e 100 milioni di euro: una cifra molto elevata capace di scoraggiare le società interessate e quindi favorire direttamente l’attuale gestore.

Fase 2 e trasporto pubblico

Non possiamo prendercela con i cittadini che per tornare a lavoro o per svolgere attività essenziali sono costretti ad utilizzare in massa i mezzi pubblici. Era ampiamente prevedibile che anche a Torino, come in tutta Italia, la Fase 2 avrebbe comportato problemi per il tpl in sicurezza e creato situazioni in cui sarebbe stato difficile garantire il distanziamento sociale. Appendino e Cirio avrebbero dovuto predisporre, per tempo, un servizio di trasporto pubblico efficace ampliando la frequenza degli autobus o potenziando alcune linee strategiche. Ancora una volta però a Torino ed in Piemonte le responsabilità della ripartenza in sicurezza vengono scaricate sui cittadini.

Cura Italia: il mio sì

Il virus ha stravolto il nostro paese, la nostra economia, la nostra vita. Il Cura Italia è stato concepito in totale emergenza, e per questo perdoniamo momentaneamente i tanti limiti per le partite IVA, le piccole e medie imprese, le famiglie. Sarà però necessario un cambiamento radicale nei prossimi provvedimenti, dal “decreto liquidità” a quello per le “semplificazioni”. Anche le Regioni dovranno fare la loro parte: noi continuiamo a chiedere commissioni di inchiesta nelle regioni che hanno mostrato evidenti problemi di gestione. Il mio voto al Cura Italia è un Sì, ma deve essere un punto di partenza: guardiamo avanti con le proposte di Italia Viva per il terzo settore, per le infrastrutture, per le scuole.

Guarda qui il video del mio intervento

 

Fallimento totale di Cirio e Icardi, per fase 2 serve governo unità regionale

Report ha spiegato all’Italia il dramma che sta vivendo da mesi il Piemonte. E’ emersa chiaramente l’incapacità cronica della giunta Cirio e della sua maggioranza che non è riuscita, troppo impegnata nelle lotte interne di potere per la spartizione di incarichi pubblici soprattutto nella sanità, ad arginare il contagio ed a tutelare i cittadini più deboli come gli ospiti delle Rsa. L’unità di crisi e la gestione dell’emergenza sono stati fallimentari, nonostante settimane di vantaggio rispetto ad altri territori. Le dimissioni immediate dell’assessore alla sanità Icardi e l’istituzione di una Commissione di inchiesta, che Italia Viva chiede ormai da giorni, non sono oggi più rinviabili. E’ inoltre necessario un governo di unità regionale: è impensabile che Cirio, palesemente incapace di superare ancora la fase 1, possa da solo traghettare il Piemonte verso la fase 2.