Noi siamo il futuro
Linee politico programmatiche della candidatura di Silvia Fregolent come presidente regionale PIEMONTE del partito
PREMESSE
Noi di Italia Viva che ci riconosciamo nella guida di Matteo Renzi veniamo accusati spesso di vivere in uno splendido passato. Un passato di cui andiamo orgogliosi, e i cui frutti perdurano nel presente, come nel caso di queste nostre leggi approvate dal Parlamento:
- Riforma del mercato del lavoro
- Riforma fiscale (es 730 pre compilato)
- Riforma della scuola
- Riforma PA
- Industria 4.0
- Legge sulle Unioni Civili
- Legge sul dopo di noi
- Legge sul terzo settore
- Prima legge annuale sulla concorrenza (che appunto avrebbe dovuto essere annuale, ma non era mai stata approvata)
- Costituzione dell’Unità di missione Italia Sicura per la prevenzione dei disastri provocati dal dissesto Idrogeologico
- Costituzione di Casa Italia per la ricostruzione post terremoto
- Finanziamento della conservazione del nostro patrimonio culturale attraverso l’Art Bonus
- 18 app (un modo per finanziare l’accesso alla cultura dei giovani)
Anche quando abbiamo fatto parte di altri governi, come nel caso del Governo Conte II e Draghi, abbiamo portato avanti iniziative importanti. Ne cito due su tutte: la legge sul caporalato e la legge sul family act e assegno unico universale.
C’è chi si definisce riformista: noi siamo riformisti.
Sia chiaro: non sempre è facile esserlo. Un riformista sa che la sua strada è in salita. Come diceva l’economista italiano Federico Caffe’ “Il riformista è ben consapevole di essere costantemente deriso da chi prospetta future palingenesi, soprattutto per il fatto che queste sono vaghe, dai contorni indefiniti e si riassumono, generalmente, in una formula che non si sa bene cosa voglia dire, ma che ha il pregio di un magico effetto di richiamo.”
L’abbiamo visto in questi anni prima con l’ascesa e la presa al potere del Movimento Cinque Stelle (quelli che dovevano aprire il Parlamento “come una scatola di tonno”- cit. Pres della Camera Roberto Fico) e poi con il governo Meloni, la rappresentazione di cosa vuol dire essere populisti-sovranisti: hai le ricette facili in campagna elettorale, e brancoli nel buio quando governi. Dall’abolizione della povertà per legge al blocco navale per fermare i migranti, questi sono e rimangono le cifre di un fallimento annunciato.
Qual è allora lo spazio di noi riformisti? E’ lo spazio delle persone, delle strade e delle piazze. Il nostro spazio è dove ci sono i confronti, dove ci sono le idee. Non dove ci sono i sondaggi, ma dove ci sono le proposte.
Il tempo è galantuomo, c’è lo ricorda spesso Matteo Renzi, e questi anni sono stati emblematici.
Ci sono volute ad esempio una pandemia e la crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina per sancire il fatto che la nostra idea di modificare e attualizzare l’assetto del Paese con la riforma costituzionale fosse un’esigenza reale.
NOI SIAMO IL PRESENTE
La disinformazione in Italia è imperante: stando agli ultimi dati dei report che le piattaforme social forniscono a intervalli regolari alla Commissione Europea per verificare il rispetto del Codice di condotta sulla disinformazione del 2022, le fake news in Italia sono ormai un problema collettivo e tristemente incontrollabile.
Gli italiani sono esposti a cattiva e falsa informazione a getto continuo, su ogni piattaforma e con qualunque tipo di mezzo: che siano pubblicità targetizzate o semplicemente contenuti condivisi da amici, conoscenti o pagine seguite. Nel suo report consegnato alla Commissione, META ha evidenziato che su 140mila post su Facebook contenenti informazioni false o fuorvianti, ben 45mila provenivano dall’Italia, seguita da Germania (oltre 22mila), Spagna (16mila) e Paesi Bassi (13mila)
Perché abbiamo iniziato il capitolo dell’oggi con la parte sulla fake news (che riguardano anche il passato: quanto ci hanno fatto male le falsità su Renzi e sulla nostra comunità?)? Ve lo spiego subito: chi non ha sentito almeno una volta dire che noi siamo la stampella della maggioranza, pronti ad entrare nel governo Meloni?
BALLE!
Non si può usare un termine più elegante? Certo: bugia, menzogna, fake news appunto. Lo ripetono non solo sui social, ma anche alcuni giornali che devono far avanzare qualche partito amico, salvo poi dimenticarsi di gridare allo scandalo quando gli stessi partiti -che annunciano di scendere in piazza per salvare la democrazia- fanno accordi sotto banco con il governo pericoloso per aggiudicarsi presidenze di commissioni. Lì nulla bisogna dire. Del resto solo qualche giorno fa è arrivata l’ennesima vittoria in tribunale di Matteo Renzi contro Travaglio ed il Fatto Quotidiano.
Dall’inizio abbiamo detto cosa ci divideva profondamente con il Governo Meloni: direi tutto, visto che grazie al coraggio e alla visione politica di Matteo Renzi siamo quelli che hanno voluto Mario Draghi al Governo e che lo avrebbero rivoluto per la sua credibilità e autorevolezza.
Abbiamo detto che non avremmo fatto sconti sui provvedimenti che non ci convincevano (decreto Cutro, uno su tutti), che avremmo cercato di dare un contributo con emendamenti migliorativi ai testi della maggioranza (ci abbiamo provato con i taxi…ci siamo invece riusciti con il ripristino di Italia Sicura, gli impianti di biometano e la semplificazione per le energie rinnovabili) e ancora che avremmo votato le cose invece che venivano fatte nell’interesse del Paese (ad esempio il primo provvedimento sul PNRR che – ricordiamo – era stato portato a casa proprio dal presidente Draghi).
Questo significa essere la gamba di un governo che non ci convince ? No, questa è serietà verso il Paese.
La politica urlata non ci appartiene: noi siamo quelli dei fatti.
Per questo eravamo convinti che fosse necessario creare un contenitore dove le idee riformiste avessero una casa, per questo ringraziamo Matteo Renzi per aver consentito di fare un passo avanti verso la creazione del Terzo Polo (accettando anche di non guidarlo, lasciando il posto a Carlo Calenda). Per questo non abbiamo condiviso i modi con i quali lo stesso Carlo Calenda ha deciso di non darvi più seguito.
NOI SIAMO IL FUTURO
Da oggi dobbiamo porre le basi per il nostro futuro, senza avere paura, con il coraggio che ci contraddistingue da sempre.
Del resto in un momento di anti politica abbiamo deciso di celebrare il nostro primo congresso. Siamo nati nel 2019: poi c’è stata la pandemia, poi le crisi di governo. Non c’è stato il tempo per annoiarci, ma è pur vero che non abbiamo potuto fare quello che un partito maturo deve fare: un confronto aperto al proprio interno.
Questo è il momento per le sfide, per affermare quello che vogliamo per il futuro dell’Europa, del nostro Paese e della Regione in cui viviamo.
EUROPA VIVA
E’ con grande gioia che affronteremo insieme a Matteo Renzi la sfida per le Europee.
Non sarà facile.
L’Italia risulta tra i paesi più euroscettici d’Europa.
C’è un rischio forte, e non solo nel nostro Paese, che vincano le formazioni politiche contrarie all’Unione Europea.
Del resto anche l’Europa deve cambiare. Continua a non decidere su temi importanti per la tenuta sociale di alcuni Paesi come sull’emigrazione e ha affrontato le tematiche importanti dei cambiamenti climatici talvolta con soluzioni meramente ideologiche che rischiano di mettere in crisi – o comunque compromettere fortemente – il suo tessuto industriale.
Allora noi siamo per chiedere un profondo mutamento dell’architettura istituzionale dell’Unione Europea, convinti che l’attuale sistema con cui si prendono le decisioni di fatto implichi l’immobilismo in cui si trova.
Ma soprattutto chiediamo una nuova agenda politica che metta al centro gli interessi delle persone, del suo ambiente naturale, le sfide del futuro, che investa sulla modernità . Come dice Matteo Renzi “dall’eredità dei padri fondatori, al lavoro dei figli sognatori”.
Con Renew Europe faremo la differenza in Europa ne siamo convinti per il lavoro fatto in questi anni dai nostri europarlamentari a partire da Nicola Danti e Sandro Gozi.
Saremo alternativi al PD di Elly Schlein, agli euroscettici del Movimento 5stelle e ai sovranisti di destra Meloni e Salvini.
ITALIA VIVA
Saremo in prima linea sempre per le battaglie di progresso del nostro Paese, le idee non ci mancano e la voglia di fare nemmeno:
– Lavoro giusto e ben retribuito: abbiamo presentato una proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori alla vita di impresa e alla partecipazione agli utili;
– Un ambiente più sicuro: siamo convinti che i cambiamenti climatici renderanno sempre più necessari interventi sulla qualità del nostro ambiente. Noi con Italia Sicura avevamo trovato il modo per spendere le risorse. Smantellato dal Governo Conte per mere questioni di poltrone, non sono mai più stati spesi denari pubblici in prevenzione. Anche questo governo ha restituito i soldi per la prevenzione del dissesto idrogeologico del PNRR all’Europa dicendo che non sarebbe stato in grado di spenderli. Una follia.
Dopodiché – come diceva il ministro Cingolani – la transizione ecologica in tema di energia e di produzione industriale non deve trasformarsi in tragedia sociale. Ben vengano la ricerca e i nuovi lavori green. Per trasformare quelli più energivori ed inquinanti ci vuole però lungimiranza. E pensare che tutta la mobilità su strada avverrà in futuro solo su vetture elettriche è una follia dannosa: si rischia di distruggere la filiera industriale europea dell’automotive in modo miope. Diverso se si pensa che si può investire su carburanti green.
– Rigenerazione urbana: intervenire celermente con norme serie per riqualificare le nostre città, ampliando gli spazi dedicati alle cittadine e ai cittadini, alle attività produttive, alla cultura ponendo attenzione alla sostenibilità ambientale. Le tante aree industriali dismesse possono essere riconvertite, grazie anche ai fondi del Pnrr, trasformando quello che ora è degrado nell’occasione offrire nuovi servizi senza consumo di suolo
– Ripartire da una programmazione legata a politiche industriali ed energetiche per combattere le sfide che il futuro ci presenta: non solo come inevitabili, ma come come entusiasmanti;
– Una sanità giusta. Il Covid ha insegnato come i tagli alla sanità abbiano fatto male al nostro sistema Paese. Ancora oggi le liste d’attesa per visite ordinarie sono tali da mettere a repentaglio la vita stessa dei pazienti. Investire tutte le risorse che l’Europa ci dà su questo tema sembra cosa buona e giusta: invece sul Mes sanitario i sovranisti e i populisti del nostro Paese si alleano più per mantenere un punto ideologico, che per risolvere un problema.
– Investire sulla cultura, formazione professionale partendo dalla scuola, dagli ITS che devono ancora decollare e dalle Università. Estendere l’Art bonus non solo per la parte della conservazione ma anche della creazione della bellezza che dona all’Italia la sua unicità.
– Rendere efficiente e semplice il Paese, partendo dalla revisione del titolo V della Costituzione che crea intollerabili doppioni autorizzativi.
– Rendere sicure le nostre città non solo con le forze dell’ordine (ai quali va il nostro ringraziamento per il lavoro che svolgono ogni giorno), ma anche investendo sulla riqualificazione urbana, creando luoghi di aggregazione veri. Noi siamo sempre quelli che chiedono che per ogni euro speso in sicurezza, ce ne sia uno in cultura.
– Una giustizia più semplice e giusta. Oggi i processi durano troppo: spesso solo chi ha risorse economiche importanti può permettersi di arrivare alla fine.
– Investire nella comunicazione di persone e di idee. Le infrastrutture materiali e immateriali si devono parlare: porti, autostrade, strade, ferrovia devono essere parti di un unico progetto per lo spostamento delle persone e delle merci, e non vissuti in alternativa tra loro come ancora molto spesso accade. Il TPL non può essere una chimera, ma un’alternativa vera al trasporto privato. La fibra, inoltre, deve arrivare anche alle aree interne e montane per dare un futuro a quei posti.
– Un’agricoltura che è sempre più il nostro volano economico e di riconoscimento del Made in Italy in tutto il mondo. Un’agricoltura che deve essere sostenuta e tutelata dagli attacchi delle grandi multinazionali in tutte le sedi, a partire dall’Europa.
– Continuare con le battaglie sui diritti che hanno caratterizzato la stagione del governo Renzi, rilanciando su temi come lo jus culturae e la legge contro l’omofobia.
Molti altri sono gli argomenti da affrontare per una buona politica che dia speranza e che non si fermi agli slogan inneggianti l’odio e la paura.
PIEMONTE VIVO
Nel 2024 si voterà anche per la nostra Regione.
Abbiamo avuto in questi anni una giunta di centro destra guidata dal governatore Cirio.
E’ bastata una mia affermazione nel definire Alberto Cirio un moderato che è partito un film sulle alleanze con lui.
Addirittura un autorevole giornale ha sostenuto che IV sarebbe andata con Cirio e Azione con il PD: infatti è proprio di questi giorni l’annuncio del sostegno a Cirio da parte di Calenda. Ma nemmeno questa smentita basterà a fugare i dubbi!
Se vogliamo partire dai nomi, e non dai contenuti, parliamo di Cirio come Presidente.
PRO: è apprezzato ed è riuscito a dare di sé un’immagine moderata, che fa a pugni con un pezzo della sua maggioranza (in particolar modo FDI).
CONTRO (grandi): Ha avuto una Giunta a dir poco debole (con l’unica eccezione dell’assessore ai trasporti Gabusi) con l’apice dei danni incredibili fatti dall’assessore Icardi durante il periodo del Covid (tanto che ne chiesi le dimissioni).
Nonostante questo Alberto Cirio è riuscito a non rendere evidenti queste carenze. Forse anche per debolezza delle opposizioni, a partire da chi aveva rappresentanti in Consiglio regionale.
Nessuno è invincibile. Se si vuole battere Cirio occorre mettere in piedi una politica per il Piemonte seria, alternativa: a partire dallo sviluppo economico e dalla sanità, facendo un’operazione coraggiosa (come Margherita e DS fecero ai tempi di Marcedes Bresso che vinse contro il presidente uscente Ghigo o come fece il Pd di Renzi con Sergio Chiamparino).
Noi abbiamo accettato l’invito del PD Piemontese ad aprire il confronto. Ancora oggi attendiamo risposte. Nel frattempo ogni giorno riceviamo nomi di autorevoli dirigenti del partito che fanno la gara non per vincere, ma per preparare una dignitosa sconfitta.
Noi pensiamo che si possa lavorare tutti insieme per un’alternativa alla deriva sovranista di uomini politici del territorio come l’assessore Marrone (passato agli onori della cronaca per i provvedimenti contro le donne che decidono di interrompere la gravidanza, fino alla più recente richiesta di dimissioni del direttore del Museo Egizio Greco, su cui ho reso pubbliche dichiarazioni). Ma si può vincere se il centrosinistra non rinnega la sua storia, rendendo più povero il perimetro culturale e politico di un centro sinistra piemontese da sempre innovatore (come non ricordare alleanza democratica che aiutò ad eleggere il sindaco Castellani e che fu il il germe dell’Ulivo nazionale?). Lo si fa con il metodo Torino che ha portato l’elezione del sindaco Lo Russo al quale noi abbiamo dato il sostegno (anche al costo di perdere una parte importante del nostro partito), ma che ci sembra ormai lontano dal metodo e dalle dichiarazioni PD Schleiniano.
Noi siamo pronti ad aggregare tutte le forze riformiste che non hanno paura di cambiare il Paese: siamo alternativi ai populisti e sovranisti di destra e di sinistra, siamo la casa della buona politica e della forza per realizzarla. Siamo aperti al confronto franco, ma non a rinnegare le nostre idee la nostra storia.
Siamo per la TAV, per il Terzo valico, per lo sviluppo della logistica, abbiamo portato a casa le ZLS (zone logistiche semplificate) per lo sviluppo del basso Piemonte, siamo per investire in ricerca ed innovazione, siamo per attrarre studenti e lavoratori di qualità, siamo per ripensare radicalmente la sanità anche rispetto alle ricette sperimentate durante l’ultimo governo della regione a guida Centrosinistra. Siamo per vedere rinascere questa nostra terra che amiamo e che ha tante realtà.
Non c’è un solo Piemonte: c’è la grande città -Torino- con la sua provincia e c’è il resto del Piemonte che è fatto di tante opportunità che richiedono soluzioni diverse rispetto al capoluogo.
Siamo pronti a metterci la faccia con le nostre idee e passione. Con chi vorrà starci o anche da soli se il caso. Non abbiamo paura del confronto, mai!
Ovviamente una scelta così delicata sarà presa da tutta la comunità politica di Italia Viva.
PARTITO VIVO
Per fare tutto quello che ci siamo detti in Piemonte, in Italia e in Europa abbiamo bisogno di strutturaci.
A livello nazionale sostengo convintamente le idee e la candidatura di Matteo Renzi a presidente del partito e mi auguro che chi ha una visione diversa del partito e del Paese si candidi apertamente, senza relegare il dibattito a comunicati e post sui social.
I congressi si fanno per questo.
Per quanto riguarda la mia candidatura come presidente del partito regionale, ringrazio i coordinatori cittadini e provinciali che me l’hanno chiesto e anche chi non mi sostiene: la democrazia in un partito serve anche a confrontarsi con i propri limiti e questo non va a intaccare gli anni di battaglia insieme (a Vittorio Barazzotto e Roberto Gentile rivolgo il mio sincero grazie!) e l’obiettivo comune, più grande di noi singole persone.
La struttura alla quale ho pensato è formata da 12 persone 4 di Torino e Provincia, 2 di CN e una delle altre province.
Fin da subito comunico che Giuseppe Genoni ha accettato di stare al mio fianco in questa avventura.
Ringrazio per i contributi di idee, di suggerimenti e di tempo condiviso: Davide Neku, Mariangela Ferrero, Angela Motta, Francesca Tini Brunozzi, Francesco Helmann, Gianluca Bardone, Fausto Ferrara e Stefano Costa per aver deciso di metterci la faccia sostenendo la nostra mozione. Ringrazio chi come il collega ed amico Enrico Borghi appoggia la mia candidatura, chi come Marta Giovannini, Vittoria Nallo, Diego Costanzo, Gigi Galaretto, Luisa Teresa Nava e Roberto Graffieti hanno deciso di non candidarsi in prima persona continuando a dare il proprio contributo alla collettività. Ringrazio Mauro Marino che ha reso i nostri anni di convivenza come co – coordinatori di Italia Viva Piemonte piacevoli, nonostante le innumerevoli difficoltà (in primo luogo quella legata alla mancanza di risorse economiche per svolgere le iniziative). Ringrazio infine i militanti per i messaggi, per il sostegno, per la passione. Lo stop del Terzo Polo non è un passo indietro, ma solo una rincorsa verso il futuro.
Auguro buon congresso alle persone che si candideranno contro questa mozione, con la speranza che il confronto resti nell’ambito delle idee e non degli attacchi personali.
Come diceva De Gasperi “la politica vuol dire realizzare”.
E allora iniziamo da noi a realizzare i nostri sogni per un futuro migliore.
Buon congresso a tutti!
Silvia Fregolent