Approvata ratifica accordo con Francia per nuova linea ferroviaria Torino-Lione
E’ stato approvato alla Camera il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell’accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese per la realizzazione e l’esercizio della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, redatto a Roma il 30 gennaio 2012. Di seguito il testo del mio intervento (per il video cliccare qui):
“Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, gentili colleghe e colleghi, il disegno di legge che ci stiamo accingendo ad approvare prevede la ratifica e l’esecuzione dell’accordo tra Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica francese per la realizzazione e l’esercizio di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione, redatto a Roma il 30 gennaio 2012. Ratifica già approvata dal Parlamento francese lo scorso 31 ottobre nella quasi totalità dell’Assemblea.
Il presente accordo mira a disciplinare le condizioni di realizzazione del progetto di collegamento ferroviario misto di merci e viaggiatori tra Torino e Lione, nonché le condizioni di esercizio di tale opera una volta realizzata. L’Accordo risponde alla necessità di definire il quadro generale per la realizzazione e la successiva gestione della sezione transfrontaliera della parte comune italo-francese della nuova linea Torino-Lione, ovvero essenzialmente del tunnel di base di circa 57 chilometri. La realizzazione e la successiva entrata in esercizio del nuovo tunnel di base consentirà il superamento dei limiti strutturali di sagoma, pendenza e sicurezza propri dell’attuale tunnel storico di montagna del Fréjus, assicurando per il trasporto di merci e viaggiatori livelli adeguati sul piano europeo e internazionale. Un successivo Accordo dovrà essere sottoscritto per l’avvio dei lavori definitivi.
Le ragioni che hanno condotto alla stipula del presente accordo vengono da lontano nel tempo e da un contesto territoriale ben più ampio di quello binazionale. L’Unione europea già nel luglio del 1996 aveva previsto la creazione di una rete ferroviaria transeuropea, estesa poi nel 2004 ai nuovi Paesi aderenti in cui la Torino-Lione, passando per le due maggiori aree sviluppate del continente (il sud-est della Francia e la pianura Padana che da sola genera il 70 per cento delle esportazioni italiane) si è sin dall’inizio configurata come progetto prioritario.
Nell’ottobre del 2011 l’Unione europea, nell’ambito dell’aggiornamento della rete infrastrutturale TEN-T è passata da circa 30 progetti prioritari alle considerazioni del core network costituito da 10 corridoi prioritari, scelti per il valore aggiunto che possono portare all’Europa e per la possibilità di essere realizzati entro il 2030. Tra questi 10 corridoi è stato individuato come prioritario proprio l’asse del Mediterraneo nel quale la Torino Lione è inserita.
L’elencazione dei motivi per i quali è necessaria la realizzazione dell’opera l’abbiamo già fatta da tempo, ma è meglio ribadirla: lo spostamento di circa 700 mila camion l’anno dalla strada alla ferrovia, corrispondente a circa 40 milioni di tonnellate di merci. A questo va aggiunta la diminuzione del traffico locale dovuta sia alla trasformazione della linea esistente in metropolitana di valle a servizio dei residenti e delle attività, sia alla nuova stazione internazionale di Susa, che potrà permettere l’accesso alle valli da tutta Europa direttamente con la ferrovia in modo ben collegato alla rete stradale e autostradale; l’aumento della quota di trasporto di passeggeri internazionali nell’area di riferimento, creando una vera alternativa al trasporto aereo; la riduzione annuale di emissioni di gas serra per circa 3 milioni di tonnellate di anidride carbonica, equivalenti a quelle di una città di trecentomila abitanti; la creazione di circa 5.800 posti di lavoro (1/3 diretti e 2/3 indotti) per gli anni del cantiere e di circa 400 posti di lavoro (3/4 diretti e 1/4 indotti) permanenti anche dopo il completamento dell’opera.
Sulla ratifica di questo Accordo sono state espresse alcune perplessità, in primo luogo in merito ad un presunto allentamento delle misure in contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti per la nuova linea e, in secondo luogo, in merito alla presunta perdita di sovranità legislativa, entrambe motivate dalla scelta, prevista nell’Accordo binazionale del 2012, che prevede che il nuovo Promotore sia una società di diritto francese e che, di conseguenza, operi in base al sistema giuridico normativo transalpino.
Cerchiamo di dare risposta ad entrambe le preoccupazioni. Innanzitutto, la scelta di costituire una società di diritto francese non è di adesso, ma fu fatta 12 anni fa, con l’Accordo di Torino del 2001 che diede vita a LTF, in base all’elementare considerazione, applicata in tutti gli accordi di questo tipo, della prevalenza territoriale dell’opera, che è per 3/4 nel territorio francese e solo per 1/4 nel territorio italiano.
In questi anni, LTF ha operato nel pieno ed integrale rispetto della normativa antimafia in Italia: in vista degli interventi a La Maddalena, le misure di contrasto alle infiltrazioni mafíose sono state ulteriormente accentuate con l’avvio operativo dello specifico gruppo interforze GITAV, costituito dalla DIA e da tutte le forze preposte alla lotta della criminalità organizzata. Quindi, la garanzia sull’antimafia non è data solo dalla parola d’onore del Governo in carica, ma dall’azione fattiva che gli organi preposti alla lotta della criminalità organizzata fanno.
LTF, con delibera del consiglio di amministrazione, ha deciso di applicare sempre e comunque la normativa più restrittiva, ovvero quella italiana in materia di mafia. La commissione intergovernativa ha deciso, a valle di uno studio binazionale sugli aspetti legali e fiscali, che il nuovo Promotore sia una trasformazione di LTF sulla base di un impianto giuridico-normativo omogeneo, in modo da poter tenere in vita i contratti in essere e agevolare la continuità operativa nel passaggio di consegne tra i due soggetti.
Quindi, in base al ratificando Accordo, il Promotore resta, com’era già prima, una società di diritto francese con sede legale a Chambéry, mentre la sede operativa, con i relativi posti di lavoro, è prevista a Torino.
Sia prima, con LTF, che dopo, con il Promotore, tutte le gare vengono bandite con gli stessi capitolati e gli stessi elenchi-prezzi, per cui è tecnicamente impossibile che i lavori in Italia possano costare più che in Francia, facendo così venire meno un altro slogan dei contrari all’opera.
Le gare così condotte individuano per ogni appalto la graduatoria delle imprese selezionate, applicando la normativa francese, ma l’aggiudicazione e la relativa contrattualizzazione segue in tutti i campi – ambiente, diritto del lavoro, antimafia – le normative dei singoli Paesi: quella italiana in Italia e quella francese in Francia. Quindi, non vi é alcun allentamento dell’applicazione della legislazione antimafia, né alcuna perdita di sovranità.
Non sussistono ragioni per temere che dal nuovo Accordo derivino attenuazioni dell’applicazione delle norme antimafia in territorio italiano; anzi, vige e vigerà il surplus di attenzione investigativa preventiva da parte del GITAV. Inoltre, in sede di commissione intergovernativa, si è espressa la volontà di omogeneizzare ulteriormente la situazione dei due Paesi, prevedendo un protocollo unico per il Promotore in materia di contrasto delle infiltrazioni mafiose negli appalti della Torino-Lione, utilizzando la normativa più stringente, ossia quella italiana, e validandola entrambi i Paesi.
Tale protocollo è attualmente oggetto di analisi da parte dei gruppi di lavoro misti della commissione intergovernativa e sarà operante al momento della costituzione del Promotore. Nell’arco dei pochi mesi di avvio di questa legislatura è già la terza volta che questo consesso si esprime sulla Torino-Lione e, dal lontano 2001, centinaia di volte questo argomento é stato affrontato dal Parlamento e ratificato con votazioni.
Sono state affrontate e risolte, pertanto, più di una volta, le preoccupazioni relative all’ascolto delle comunità locali – ricordo a me stessa che, dal 2006, con l’osservatorio della Torino-Lione, sono state fatte centinaia di audizioni, che hanno portato ad un radicale cambiamento del progetto rispetto a quello tanto criticato del 2001 –, alla cessione di sovranità del nostro Paese, alle problematiche relative alle infiltrazioni mafiose e ai problemi relativi alla salute pubblica, e per tutti questi problemi sono state fornite adeguate risposte.
Ad esempio, in tema di problematiche relative alla salute pubblica, causate dallo scavo del tunnel di base, sono state applicate per il traforo ferroviario tecnologie di avanguardia e sistemi di stoccaggio dello smarino che, ad esempio, non si stanno compiendo nella quasi ultimata galleria autostradale del Frejus, a pochi chilometri da lì. Mi si dirà: ma lì il soggetto é privato. Appunto, la sicurezza dovrebbe essere richiesta con ancora più severità, ma le contraddizioni sull’atteggiamento verso le due opere sono state più volte denunciate e non voglio ritornarci sopra.
Ebbene, nonostante i numeri, i professionisti del «benaltrismo» hanno pontificato che in questo Paese ci vuole «ben altro» rispetto a questa importante opera. Questa risposta avrebbe senso nei Paesi dell’Europa dove la ferrovia e’ una realtà preponderante, come la Germania, l’Austria , la Svizzera, la Francia che pur tuttavia continuano ad investire sulla rotaia, piuttosto che in Italia dove queste infrastrutture sono carenti e dove si cerca di supplire con autostrade e con centinaia di TIR inquinanti. Non è un caso che l’Italia continui a retrocedere nella classifica dei Paesi economicamente rilevanti, anche a causa delle sue infrastrutture obsolete. L’importanza di questo Accordo è racchiusa nel fatto che, oltre l’opera, si impongono al nostro Paese scelte serie verso una politica dei trasporti su rotaia invece che continuare a finanziare quelli su gomma. È una rivoluzione epocale che non ha eguali per il nostro Paese e il Partito Democratico, fin da subito, solleciterà il Governo ad adempiere questi doveri.
Ecco il motivo per il quale convintamente il Partito Democratico voterà positivamente al presente disegno di legge.
Concludo ringraziando, a nome anche dei miei colleghi del Partito Democratico, i lavoratori, gli imprenditori, le Forze dell’ordine, gli amministratori e i semplici cittadini che hanno vigilato sulla democrazia in Val di Susa”
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