Approvata la legge sull’omofobia!
L’Assemblea della Camera ha approvato in prima lettura, il 19 settembre 2013, un provvedimento volto a contrastare le discriminazioni fondate su omofobia e transfobia.
Il tema del contrasto all’omofobia è stato affrontato tanto nella scorsa legislatura quanto nella XV°, senza che le forze politiche siano riuscite a trovare un accordo sulle modalità per combattere questa forma di discriminazione.
Anche nella XVII legislatura sono state presentate proposte di legge che la Commissione Giustizia ha calendarizzato a partire dal mese di giugno 2013, giungendo ad elaborare un testo unificato.
L’Assemblea ha poi approvato con modificazioni il testo unificato, che passa al Senato.
Il provvedimento approvato dalla Camera
Il testo unificato della proposte di legge C. 245 (Scalfarotto), C. 280 (Fiano) e C. 1071 (Brunetta), approvato dall’Assemblea della Camera, intende contrastare le discriminazioni fondate su omofobia e transfobia intervenendo sulle due leggi – una del 1975 e l’altra del 1993 – che attualmente costituiscono l’ossatura della legislazione italiana di contrasto alle discriminazioni.
Rispetto alle proposte di legge esaminate nella scorsa legislatura e al dibattito svoltosi, emerge come la Camera abbia ritenuto di non introdurre specifiche definizioni di termini quali “orientamento sessuale” o “identità sessuale”.
In particolare, l’articolo 1 del provvedimento approvato:
- modifica l’articolo 3 della legge 654/1975 (di ratifica ed esecuzione della Convenzione contro il razzismo adottata dalle Nazioni Unite a New York nel 1966), inserendo tra le condotte di istigazione, violenza e associazione finalizzata alla discriminazione anche quelle fondate sull’omofobia o sulla transfobia. Conseguentemente, il provvedimento punisce con la reclusione fino a un anno e 6 mesi o la multa fino a 6.000 euro chi «istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi» fondati sull’omofobia o transfobia; con la reclusione da 6 mesi a 4 anni chi in qualsiasi modo «istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi» fondati sull’omofobia o transfobia; con la reclusione da 6 mesi a 4 anni chiunque partecipa – o presta assistenza – ad organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati sull’omofobia o transfobia. La pena per coloro che le promuovono o dirigono è la reclusione da 1 a 6 anni.
- chiarisce che, ai sensi della legge 654/1975, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, una serie di condotte riconducibili alla libertà di manifestazione del pensiero, anche all’interno di alcuni tipi di organizzazioni.
- modifica il titolo e la rubrica dell’art. 1 della c.d. legge Mancino (Legge 205/1993), chiarendo che sono applicate anche ai condannati per una delle fattispecie precedenti – ovvero a seguito di condotta fondata sull’omofobia o transfobia – le pene accessorie previste dalla stessa legge Mancino (obbligo di prestare un’attività non retribuita a favore della collettività; obbligo di permanenza in casa entro orari determinati; sospensione della patente di guida o del passaporto; divieto di detenzione di armi e divieto di partecipare, in qualsiasi forma, ad attività di propaganda elettorale).
- estende ai reati fondati sull’omofobia o transfobia l’aggravante della pena fino alla metà, già prevista dalla legge Mancino per i reati commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso ovvero al fine di agevolare l’attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità.
L’articolo 2 prevede lo svolgimento da parte dell’ISTAT (con cadenza almeno quadriennale) di una rilevazione statistica sulle discriminazioni e sulla violenza che ne misuri le caratteristiche fondamentali e individui i soggetti più a rischio.
In particolare, oggetto di critiche dal mondo delle associazioni gay, e’ stato il subemendamento della Commissione 0.1.61.100 che riguarda la libertà di espressione…su questo punto e’ significativa la presentazione fatta alla Camera da Ivan Scalfarotto:
“L’approvazione di questo subemendamento e la sottoposizione all’Aula sono l’ultimo atto di un lavoro che è durato alcuni mesi che è stato un lavoro di grande ascolto soprattutto, un tentativo di cercare di fare una norma, quella di cui stiamo discutendo quest’oggi, che rappresentasse non la norma di una parte o di un’altra, ma che rappresentasse davvero un momento di crescita per questo Paese.
Noi sappiamo bene – questo è sotto gli occhi di tutti, e credo che non sia discusso da nessuno – che i casi di omofobia e di transfobia, l’intolleranza, l’odio, la discriminazione nei confronti delle persone omosessuali e transessuali sono all’ordine del giorno, e che di questa legge si sente il bisogno da molti anni. Sono vent’anni che si prova ad arrivare ad una legge che introduce in fondo un semplice principio, che è quello che l’odio non deve avere cittadinanza nel nostro Paese. Non è un principio di destra, non è un principio di sinistra. Che cosa abbiamo fatto ? Abbiamo cercato una legge che è una legge antica, che addirittura affonda le sue radici negli anni Settanta, ma poi, nella sua versione attuale, è una legge del 1993, che conosciamo tutti molto bene. È una legge che è stata testata dai tribunali, è stata utilizzata con grande prudenza, non si è mai prestata ad abusi. E quindi volevamo utilizzare questa norma per fare sì che – dato che la norma punisce già antisemitismo, xenofobia, razzismo, poiché l’omofobia e la transfobia sono un fenomeno del tutto assimilabile a questi altri – anche per essi si potesse utilizzare uno strumento conosciuto.
Allora abbiamo cercato di agire con grande ascolto, rassicurando tutte le parti: da un lato facendo in modo che si introducesse questa nuova fattispecie di omofobia e transfobia alla pari con la xenofobia, il razzismo e l’antisemitismo.
Noi non stiamo allargando. Perché si dice: «Volete proprio utilizzare la Mancino, tutta la Mancino» ? Perché se c’è un fenomeno di discriminazione non possiamo evidentemente discriminare tra discriminazioni. Se quella è la legge, quella legge si applica. Ma del resto, però, noi sappiamo che stiamo parlando di una norma penale, come qualcuno ha detto prima, e quindi siamo andati con i piedi di piombo. Io oggi ho sentito che qualcuno dice: perché non mettiamo apertamente, inequivocamente ? Per un semplice motivo: perché la legge Mancino nasce con la parola «incitamento». La parola «istigazione», di cui oggi discutiamo e che vorrebbe essere modificata, viene introdotta nel 2006 dalla legge n. 85, cosiddetta Castelli-Lussana. Quindi è la Lega Nord che individua la parola «istigazione» come la parola giusta e noi ci siamo attenuti a quella parola.
E così l’emendamento Verini 1.61, che poi discuteremo, è un emendamento che non vuole cancellare le differenze di opinioni. Io sull’omofobia e sulla transfobia ho delle opinioni fortissime. Non è che adesso, poiché cerco l’ascolto, io sono d’accordo con tutto quello che ho sentito in quest’aula. Molte cose che ho sentito in quest’aula mi hanno fatto, vi dirò la verità, non dirò ribollire il sangue però insomma le ho sentite. Eppure, so che certamente la differenza di opinioni non va regolamentata con una norma penale. Allora, per questo noi stiamo introducendo una norma di garanzia, che spiega nient’altro che quello che ci dice l’articolo 21 della Costituzione. Come diceva la collega Marzano, richiamando Voltaire: non sono d’accordo su niente di quello che dici, ma darei la vita perché tu continui a poterlo dire. E questa norma che introduciamo con questo emendamento, insieme all’aggravante, consente proprio di tenere insieme due esigenze che sono ugualmente importanti: quella di proteggere le persone omosessuali e transessuali dalla discriminazione, dall’odio e dalla violenza – e stia bene attento chi dice: meglio nessuna legge che una cattiva legge, perché una legge è indispensabile per quello che succede in questo Paese – e dall’altro lato rassicurare chiunque che in questo Paese nessuno vuole andare a chiariredifferenze di opinioni con una norma penale. Non è questo che vogliamo fare. […]
Io ho sentito anche l’onorevole Sisto ritornare sul tema della libertà di pensiero. Io lo voglio dire davvero una volta per tutte: qui la libertà di pensiero non c’è nessuna intenzione di comprimerla in nessun modo. Noi vogliamo fare con questa legge dell’Italia un Paese più civile, non un Paese meno civile, e un Paese nel quale non c’è libertà di pensiero non è un Paese civile. Quindi questa legge smentirebbe se stessa dalla nascita se noi provassimo soltanto a pensare di comprimere i diritti e le prerogative dei cittadini ai sensi dell’articolo 21 della Costituzione.
Quindi parliamo di una norma che vuole sostanzialmente tranquillizzare sul fatto che nessuno sarà perseguito per le proprie opinioni. Guardate io confermo, non lo dice una persona priva di opinioni, io – qualcun altro lo ha già detto in quest’Aula – sono omosessuale e io sono un omosessuale che vorrebbe vivere in un Paese nel quale la dignità degli omosessuali non richiede ore e ore di discussione. Io penso che questa legge dovrebbe essere approvata in pochi minuti ed anzi si sarebbe dovuta approvare vent’anni fa. Questo è quello che mi preoccupa, però voglio dire che quello che stiamo evidentemente facendo è semplicemente cercare di stabilire un principio base che è quello – ripeto – nella differenza delle opinioni che nessuno può essere perseguito penalmente per quelle opinioni. Nel subemendamento che abbiamo approvato prima e che entra di pieno diritto nella parte di emendamento che votiamo adesso che cosa facciamo ? Io ho sentito dire da qualcuno: legittimiamo il razzismo, l’antisemitismo e quant’altro. Ma non è affatto vero.
Noi abbiamo una norma che dice: ai sensi della presente legge. Quindi l’emendamento si riferisce solo alla legge Mancino. Se ci sono norme che stabiliscono per esempio divieto di discriminazione sui luoghi di lavoro quella norma resta tale e quale. Non è che qui stiamo creando una scriminante di ordine generale, quindi ai sensi della presente legge. Stiamo parlando di condotte che devono essere conformi al diritto vigente. Stiamo parlando di principi rilevanti da un punto di vista costituzionale. Ma benedetto iddio vi chiedo, cari colleghi: dov’è il problema ? Stiamo semplicemente introducendo – ripeto – una specificazione di un principio costituzionale e lo facciamo al fine di introdurre nel nostro ordinamento l’intera legge Mancino per le cause e i motivi di omofobia e di transfobia, con dignità pari all’antisemitismo, al razzismo, alla xenofobia. Per la prima volta il Parlamento italiano – mi auguro con una sola voce – dice a questo Paese che questa classe politica, che questa classe dirigente, con una sola voce, come un solo uomo e una sola donna, dice al Paese che l’odio non ha cittadinanza in questo nostro Paese, nella libertà di ciascuno. Lo ripeto: sono contrario a quello che dici, ma darò la vita per continuare a far sì che tu possa continuare a dirlo. Questo è il nostro emendamento. Allora colleghi non abbiate paura di approvare una legge che favorisce la libertà di pensiero, perché la forza delle nostre idee, la forza della parità, la forza della pari dignità, sta proprio nella libertà che diamo agli altri di esprimere idee che noi riteniamo sbagliate. Questo è il punto.
E allora, se abbiamo il coraggio, votiamo questo emendamento e votiamo questa legge, perché questo non deve assorbire il diritto degli omosessuali che sono stati picchiati, discriminati, violentati.
E se qualcuno, per non votare questo emendamento, consentirà che gli omosessuali continuino ad essere picchiati e discriminati, se ne assume l’intera responsabilità!”
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