Fregolent: una voce dal Parlamento a fianco degli imprenditori della Val Susa danneggiati dai NoTav
L’intervento odierno alla Camera dei Deputati di Silvia Fregolent a fianco delle aziende della Val di Susa che hanno subito danni dai NoTav:
“Signor Presidente, questo ordine del giorno richiama l’articolo e l’emendamento che è stato poi votato oggi, soppressivo di un pezzo dell’8.2, che era stato approvato in una prima battuta.
Riguarda i danni e il risarcimento dei danni alle imprese che lavorano nell’opera della Val di Susa, il TAV. Questo ordine del giorno è molto importante perché sottolinea un’esigenza, quella di tutelare gli imprenditori che stanno lavorando dai continui attacchi. Sono ormai quotidiane le azioni di vandalismo nei confronti dei macchinari. Addirittura, nella tarda primavera di quest’anno ci sono state anche azioni violente nei confronti dei lavoratori. Pertanto, dobbiamo tutelare chi in questo Paese vuole poter lavorare.
Abbiamo sentito in questi giorni delle pesanti accuse fatte nei confronti delle aziende in odore di ’ndrangheta. Ebbene, innanzitutto noi abbiamo uno strumento che è stato creato proprio per evitare infiltrazioni mafiose in questa importante opera, che si chiama Gitav. È un comitato composto dalla procura della Repubblica, dalla Guardia di finanza, dalle forze di Polizia. Quindi, o si dà per ’ndranghetisti anche le forze dell’ordine e i magistrati, oppure, visto che fino ad oggi sono stati svolti controlli in questo senso, bisogna avere fiducia nei confronti delle persone che hanno vinto le gare di appalto. Inoltre, è stato più volte citato il processo Minotauro. Ebbene, non siamo più nelle fasi di indagine. Ormai si è concluso con le richieste da parte dei pubblici ministeri di quattrocento anni di carcere e tra le persone a cui sono stati chiesti quattrocento anni di carcere non compare alcun proprietario delle ditte coinvolte nell’opera della Val di Susa.
Infine, il Partito Democratico è stato pesantemente tirato in ballo per presunti conflitti di interesse con le aziende che hanno vinto gli appalti. Io non conosco neanche nessuno degli imprenditori e non l’ho mai visto. Non è la difesa di una azienda, è la difesa della possibilità per la Val di Susa di avere aziende che lavorano su un’opera così importante senza avere continuamente danni. Non sfuggirà ai più che conoscono l’opera che in questo momento, mentre quattrocento ulteriori soldati vanno a difendere quello che potrà essere forse il tunnel ferroviario, si sta per concludere nell’assoluta solitudine, senza che ci sia bisogno neanche di un vigile urbano, il traforo del Frejus, il raddoppio della canna. E quando questa estate La Repubblica, cronaca di Torino, ha individuato come anomala questa situazione – parliamo di una galleria con le stesse caratteristiche, non soltanto morfologiche, perché si trova nella stessa montagna, ma di lunghezza chilometrica di quella ferroviaria – in effetti sui social network è venuto fuori come alquanto bizzarro che per anni i leader no-TAV che parlano di salute pubblica si siano accaniti con il tunnel ferroviario e nulla abbiano detto e abbiano fatto per il tunnel autostradale. Quando si parla di conflitti di interesse, forse bisogna essere un pochettino più profondi e meno superficiali. Questo ordine del giorno lo so che non cambierà probabilmente nell’immediato la vita di queste imprese, ma fa sì che dal Parlamento a questi imprenditori che decidono e chiedono di poter soltanto lavorare si dia un messaggio di normalità in questo Paese. Infatti, i violenti vengono spesso esaltati da scrittori e da poeti, definendoli come gli ultimi dei resistenti, e chi in questo Paese chiede solamente di lavorare e produrre nella completa normalità viene considerato un ’ndranghetista. Questo è veramente intollerabile in un momento in cui il lavoro è una carenza ed è una priorità per tutti noi.
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