TAV: i numeri (quelli veri)
Il no ideologico del M5S alla Tav ed alle infrastrutture è assurdo ma è sicuramente una motivazione già utilizzata e conosciuta rispetto alle recenti dichiarazioni false ed imbarazzanti di esponenti del governo, come il Sottosegretario di Stato del Ministero per gli affari regionali Stefano Buffagni, che ha sottolineato che la Torino Lione è inutile perchè il nostro partner commerciale è la Germania, e il Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che non ha capito la differenza tra tunnel del Brennero ed il Valico del Brennero.
Credo che l’onestà intellettuale dei cittadini e degli elettori di governo e maggioranza sia superiore a quella dimostrata dai loro eletti nelle istituzioni.
E’ per questo motivo che voglio ricordare come recenti studi hanno rimarcato come l’Alta Velocità Torino-Lione avrà un impatto totale da 9 miliardi di euro e 52.000 assunzioni nei prossimi 11 anni sul sistema paese.
Le proiezioni sulla realizzazione dell’opera parlano infatti di un valore aggiunto totale di 10,6 miliardi: 3,6 in termini diretti (cantiere), 3,7 in modo indiretto (imprese e fornitori che vengono attivati), 3,2 indotti (redditi, occupazione, fatturato). Non solo 52.000 assunzioni: sugli 11 anni saranno necessari 125.000 lavoratori a tempo pieno di cui il 73 per cento in settori diversi dalle costruzioni (agricoltura, industria, commercio, trasporti, turismo, servizi alle imprese, servizi)”.
La spesa di investimento effettivamente sostenuta dall’Italia tra il 2020 e il 2027 si somma ai circa 350 milioni di euro l’anno e genererà, in termini diretti, indiretti e indotti, un aumento del Pil nazionale annuo pari a 1,3 miliardi. Alla luce di tali dati, secondo il dossier, il margine creato dall’investimento sostenuto dall’Italia, pari alla differenza tra i due ultimi valori, è di 970 milioni di euro annui e potrebbe essere impegnato in altre opere pubbliche senza impatti sui conti pubblici.
Per quanto riguarda gli scambi commerciali è poi necessario avere presente che l’Italia ha una economia basata per oltre il 30 per cento sulle esportazioni: in Europa e nel mondo.
Se consideriamo il nostro continente gli scambi non sono soltanto verso la Germania (dove è destinato circa il 12 per cento del totale) ma anche verso Francia e Spagna e Portogallo (che insieme rappresentano quasi il 18 per cento del volume d’affari complessivo), tre nazioni che saranno collegate, assieme ad altre, con l’alta velocità ferroviaria.
E’ stato inoltre appurato che già oggi il gap infrastrutturale nel trasporto delle merci dell’Italia rispetto ai principali concorrenti europei, ci costa circa 70 miliardi di euro di export perduto.
La Tav è necessaria, sono i numeri (quelli veri) a certificarlo.