Made in Italy: sulla cultura nessuna riforma organica
La maggioranza parla di Made in Italy, dice di voler puntare sulle imprese culturali, ma alla prova dei fatti boccia una misura che recupera risorse e funziona come l’Art Bonus. La norma introdotta dal governo Renzi nel 2015 consente un credito di imposta, pari al 65% dell’importo donato a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale. Una misura che ha permesso alle imprese di finanziare la cultura in modo certo e rapido e che è stata estesa anche ai beni culturali privati, purché aperti alla pubblica fruizione, nella mia proposta di legge. La maggioranza evidentemente non è in grado di fare riforme organiche, e oggi abbiamo la prova che neppure sulla cultura, tratto identitario del Paese, riesce a puntare su provvedimenti di ampio respiro e sulla programmazione. Perché sostenere seriamente il Made in Italy vuol dire difendere la nostra cultura, con i fatti.